Una rilettura musicale tra folklore e progresso nella voce incantevole della cantante
Dalla tradizione alla modernità non è detto che si debba cambiar scena per forza. Può esistere un felice connubio tra folklore e progresso tale da generare felici riletture musicali (e non solo) in cui il passato è anche presente e viceversa. Così alcuni dischi conservano intatto un gusto retrò pur dentro una musicalità più nuova, in dolce armonia. È il caso di questo album costruito intorno alla voce della sua cantante ad esaltare ogni traccia che, altrimenti, perderebbe vigore ed intensità. Un’interpretazione antica, teatrale, che riscopre gli insegnamenti di ogni momento, in una terra assolata e brulla dove la musica è ritmo e poesia.
“Non è vero” è un bel canto di chi crede nella vita e nell’autenticità delle cose al contrario di quelli che recitano una parte e dichiarano sempre il falso. Parole “serie senza senso” seguono la linea melodica di due voci che si intrecciano a ricamare fili colorati tra una strofa e l’altra; “A.N.N.A” parla di eroi semplici che continuano a comunicare attraverso la poesia; si tratta di eroi solitari, lavoratori di una terra che ha perso la sua fertilità, ormai nera, ma di una bellezza vivissima. Traccia interessante è questa “Di sana e robusta costituzione” in cui un organetto segna il tempo che ingiallisce le pagine di una Costituzione ritenuta ormai vecchia e superata. In verità mostra uno stato di salute ottimale, ancora pulsante di quei sogni in cui partigiani fieri hanno difeso la loro e la nostra libertà. “Il mondo” è colorare un foglio bianco, è attraversare un viale di foglie secche, è prendere il volo, mentre la Terra gira intorno ai perché della gente immobile ed inoperosa. “Signor Buonasperanza” segue un’intonazione rock-pop sulle note di una voce ardimentosa che se ne frega del giudizio costante dei pretenziosi e dei superbi, cercando, nella speranza, la giusta via da percorrere verso la felicità. Si giunge al pezzo centrale dell’album (Le tre corde), quello che dà il nome alla band capace di far vibrare tre corde potentissime dentro di sé: la seria, la civile e la pazza a ricordarci di essere uomini vivi e pensanti in un mondo sconquassato. La cover “Ma che freddo fa” di Nada chiude piacevolmente il lavoro.
Un disco che arriva a toccare le giuste corde grazie alla voce della cantante, quel tocco dal sapore lontano nel tempo e ancora vivo oggi a ricordarci che certi valori non vanno dimenticati. Di certo però con un’interpretazione che ha la meglio sul contenuto.
---
La recensione Na!? di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-28 00:00:00
COMMENTI