Un ep di post-rock ad elevata caratura strumentale ed introvabili imperfezioni.
"Nijhida", ep che ti fa sorgere la domanda: ma perché generi come il post-rock italiano non riescono spesso ad approcciare palcoscenici internazionali?
Il primo lavoro registrato in studio dell'omonimo trio pesarese rappresenta la perfetta esternazione di ciò che questo genere, negli ultimi anni, ha proposto da band ormai affermate provenienti dal resto dell'Occidente: gli irlandesi God is an Astronaut, i texani Explosions in the Sky e i This Will Destroy You, i 65daysofstatic da Sheffield... L'elenco è lungo, ma, purtroppo, allo stesso livello di questi artisti è ancora complicato ritrovare band italiane che si possano riproporre con la stessa ribalta, nonostante in Italia il genere sia comunque vivo e vegeto da tempo (vedi formazioni come i Giardini di Mirò ad esempio).
I Nijhida, presentandosi con una raccolta di sei canzoni, non fanno affatto sentire la mancanza di accordi di chitarra distorti ed allungati, sovrapposizioni di arpeggi ridondanti e synth stirati e ritratti. Quindi, la risposta alla domanda sopra diventa sempre più un rompicapo. Rompicapo come la definizione e la determinazione del post-rock in sé. Elettronica, minimal ed ambient rappresentano le travi di questo genere con l'aggiunta fondamentale di una fetta di shoegaze. Nella prima parte della traccia "Last Breath" di "Nijhida" (probabilmente la migliore del lotto) è presente anche questo genere ottenuto da una cadenza decisa di basso elettrico ed alternata dal susseguirsi di diverse linee di chitarra. L'intermezzo tra questa prima parte della canzone e la seconda, più votata alla chitarra distorta e ritmica, è ottenuta tramite un attacco di tastiera in tipico stile ambient e chillout. Davide Carloni (batteria), Giacomo Montagna (chitarra e synth) e Nicolò Palazzi (basso e synth) conoscono insomma come si suona dell'ottimo post-rock. L'ep "Nijhida" rappresenta dunque il punto di partenza per scalare quella montagna, raffigurata nella sommità del capo nella copertina o suonata nella traccia "Everest", che potrebbe portare tra un po' di tempo a non porsi più la domanda sul perché o il per come il post-rock nostrano sia spesso così latitante. Questo è almeno quello che "Nijhida" ci fa augurare.
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La recensione Nijhida di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-16 00:00:00
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