Ci sono ascolti che prediligono un luogo e un momento giusto: “Come il Mare d’Inverno”, ad esempio, senza dubbio il più adatto al primo disco di Remmy
Riccardo all’anagrafe, Remmy nei panni di MC. Classe ’94, è il più giovane tra i membri della Microfili Click (che vede nei propri ranghi anche Nerone e Pepito Rella, tra gli altri) e ha alle spalle già alcuni lavori che gli consentono di atterrare a piè pari su questo primo disco solista, “Come il mare d’inverno”. E siccome è inverno ci sentiamo di parlare di lui nella stagione più consona al disco per sonorità, evocazione e atmosfera, nonostante la sua pubblicazione antitetica il primo giorno d’estate dello scorso anno. Forse questi climi freddi riconsegnano al progetto il giusto spessore, il gusto del gelo interiore come quello di un artista senza la sua musa, la più efficace delle sensazioni da mettere in musica.
Questo il leitmotiv di un album pervaso da un via vai di sentimenti, in primis di amore abbandonato o che abbandona, di quello riconquistato, di precarietà dei rapporti, di dubbi nelle relazioni, di ricerca di sé. Chiare descrizioni di gesti e sensazioni che generano immagini precise per chi ascolta, disegnate su tappeti musicali sempre in accordo con i colori delle rime.
Un paio di temi degni di menzione speciale in “Negroni sbagliati, caffè corretti” (l’alcool e la complementarietà al divertimento, vista da un astemio) e ne “Il pianista”, dove lo storytelling incontra la realtà e la storia dell’autore si fonde con il personaggio.
Paesaggi linguistici creati appositamente per sentire il freddo di certi pensieri o il vento di alcuni dialoghi, minuziosa la ricerca tecnica e flow pienamente abbinato al carattere delle produzioni. Di effetto le rime articolate sempre più rare e lontane da quelle nei dischi d’oro, ma pur preziose se si fondono con i ritornelli di particolare creatività melodica e di contenuto cantato (“Dammi un motivo”, “5%”), inseriti nell’album senza forzature. Pianoforti quasi onnipresenti, un piacevole chitarra e voce su “Silenzio” e i fiati di “Domenica” aiutano a dare a tutto lo scheletro sonoro una chiave di lettura emotiva, ben equilibrata con la modernità dei suoni new school.
Un ascolto attento consegna all’album una generale completezza a tutti gli aspetti della realizzazione, sofferta, studiata ed elaborata per raggiungere un risultato di cui siamo rimasti pienamente e piacevolmente soddisfatti.
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La recensione Come il Mare d'Inverno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-01-09 00:00:00
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