Blackwhale si presenta con un album ricco di spunti elettronici ma non facendo dimenticare la sua formazione di base rock.
Il confine estremo della Siberia, siderale e abissale, è un mare al quale, molto spesso, sono state associate storie fantastiche e fantascientifiche. Questa misteriosa distesa d'acqua rappresenta una sorta di recinzione a uno dei luoghi più fascinosi della Terra: l'Artide. Uno dei protagonisti più comunemente descritti che giganteggiano questo mare è la balena. Questo animale affascinante rappresenta dunque il punto di giunzione tra Polo Nord, estremo impraticabile della Terra, e l'inizio di una delle terre accessibili dall'uomo: la Siberia.
Questa giunzione simbolica è ritrovabile nel primo album di Marco Giarratana, in arte Blackwhale ("balena nera" appunto), intitolato "Siberia", cioè un insieme di otto canzoni di musica prettamente elettronica. La funzione del Mar Glaciale Artico di confine e contenitore geografico è adesso svolta dalla musica ma, in questo caso, nei confronti di tematiche egocentriche con testi a supporto (ne è l'emblema la seconda traccia "Fences"). Tra canzone e canzone, ognuna delle quali cantata e raccontata abilmente da Blackwhale stesso, ci si sposta da uno stile più melodico ad uno più dark elettro. Del primo gruppo bisogna citare la traccia di apertura "The Body Has Its Spectre" suonata con un drum and bass lento e cupo ma affiancato da un cantato sufficientemente pop. Questa congiunzione di attributi appare ricollocarsi ad un genere in Italia già conosciuto, come quello dei Planet Funk di inizio millennio, ma drizzato a sonorità più scure tenebrose. Lo stesso vale per la terza canzone "Happy Man" dove la linea di bassi proposta accompagna, con un sincopato funky, la voce limpida e orecchiabile per poi terminare con degli acuti in stile funk rock. Sfumato di rock è anche il pezzo "The Vacant Shell" dove il synth del pezzo è introdotto da suoni molto vicini al basso ed alla chitarra elettrica.
Sul secondo gruppo di canzoni, più influenzato da un'onda dark wave, è da sottolineare il trittico conclusivo "Pale Light Reflector", "Nobody Comes" e "Siberia". La seconda delle tre, "Nobody Comes", renderà molto soddisfatti gli ascoltatori patiti di glitch e pacato dubstep. Nella terza, la omonima dell'album, la cadenza del battito della musica si fa più veloce, il dusbstep prededente si normalizza e la voce di Blackwhale si fa più acuta e alta nei toni. Sembra come se la balena, che prima vagava persa tra mari gelidi e profondi, abbia ora individuato una terra ferma e adesso vuole urlare questo fatto al mondo. Quella terra, situata oltre il recinto artico, che di nome fa Siberia, spesso ostile anche per molti uomini e che anche per lei può essere fonte di grossi pericoli e paure.
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La recensione Siberia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-07 00:00:00
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