Disco formalmente ineccepibile ma le canzoni, alla fine, non lasciano il segno.
Ero stato sostanzialmente cauto nel giudicare l'esordio firmato da questa (allora inedita) coppia di cantautori; alle mie orecchie, infatti, "E.D. - Berlin seasons" era parso un buon lavoro, forse con alcune pecche ma del tutto irrilevanti, trattandosi di un'opera prima. Da allora sono passati 3 anni e il duetto ha avuto modo di consolidare la collaborazione se oggi sono qui a raccontarvi di questo "Easy road" che, scriviamolo subito, ci pare ben fatto.
Il problema, però, risiede proprio nella sua bontà artistica: perché, se da una parte rende il disco formalmente inattaccabile, dall'altra - nel momento in cui giudichiamo anche col gusto - ci fa propendere per un parere diverso. Certo, non arriviamo a ribaltare il giudizio, perché dopotutto le canzoni si lasciano ascoltare e il duo ci pare molto affiatato. Però non tutto sempre è sorretto dal giusto livello di ispirazione, sicché i brani scorrono uno dopo l'altro scatenando poche emozioni. Come dire: si è sempre lì ad aspettare il guizzo, quel momento in cui il disco prima o poi decollerà. Invece, dopo la buonissima partenza di "Call my name" e "Easy road", l'album si arena con "Father"; la successiva "Hareenyha" potrebbe rappresentare una buona occasione per riscattarsi, ma la coppia sembra quasi accontentarsi del solito arrangiamento chitarra, banjo e gioco delle due voci.
Da lì in poi il copione è praticamente identico - e ci sta anche se consideriamo le premesse artistiche dietro questo progetto. Però, ripeto, non basta a farcelo apprezzare almeno come la prova precedente: da queste parti ci si aspettava non dico altro ma qualcosa di più rispetto al passato.
Sarà per la prossima.
---
La recensione EASY ROAD di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-10-10 00:00:00
COMMENTI