È già stato scritto di tutto su questo disco. Ma se arriva ora a Rockit, è bene parlarne lo stesso. Intanto perché oggettivamente è un disco importante: dopo la rottura tra Zamboni e Ferretti che decretò la fine dei C.s.i. e la nascita dei P.g.r. , ora se ne sono andati anche Magnelli e Di Marco. Solo che stavolta l’effetto è contrario. La creatura P.g.r., nata tetramente pallida e smorta dopo la fine del Consorzio e quel lemure che era stato “Co.dex” del Giovanni Lindo, riprende vita.
Intendiamoci: quest’album non è un capolavoro. E anzi, quando cerca di recuperare i vecchi Cccp, lo fa molto male: “Casi difficili” e “Orfani e vedove”, i brani più “nostalgici”, suonano stantii, un inutile e fastidioso rimestare. E ci si rende conto che certi amori d’un tempo sono belli solo nel ricordo. E se proprio si vogliono i nuovi Cccp, è meglio andarli a cercare presso gli Offlaga disco pax: ma questo è un altro discorso.
Invece quando riprende forza un altro fantasma, quello dei buoni, vecchi Csi, la musica è diversa: “Alla pietra (9 luglio 2003)” (un po’ facile, ma ok), “Divenire”, “Tu ed io”, “S’ostina”, “P.g.g.g.r” (molto pop, al modo in cui può esserlo una canzone dei P.g.r.) sono davvero bei brani, che scalderanno il cuore ai tanti a cui è troppo mancato il gruppo. In mezzo, una manciata di canzoni che non spiccano. Ma insomma, visto che tutti avevano dato per morti i P.g.r., una buona notizia, no?
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