Una cicatrice di sangue rappreso, con sottofondo di kraut-music: questo il simbolo della nostra, tragica, storia
Scrive Paul Celan: "La cicatrice del tempo/si schiude/e sommerge di sangue il paese" nella poesia "Sera della Parole". In questo componimento il grande poeta romeno voleva significare tutto lo sgomento e la sofferenza che, all'indomani degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, si doveva necessariamente patire al fine di recuperare la propria umanità perduta, per continuare a fare poesia, ripensando la storia e studiando il passato per non commettere errori nel presente. Da qui partono gli European Ghost in questo loro "Pale and Sick". Il gruppo bolognese realizza un lavoro denso di riferimenti incrociati e dotti, in un concept-album che vuole raccontare l'Europa, colta nelle due Guerre Mondiale che l'hanno per sempre cambiata. E quindi, per forza di cose e di Storia, con la "s" maiuscola, "Pale and Sick" non è un album facile, immediatamente comprensibile. Bisogna prendere un po' di tempo per ascoltarlo a dovere, come quando si legge la biografia di un qualche gerarca nazista: se la si affronta distrattamente è solo una sequela di orrori senza senso, se la si studia con più calma si rischia di comprendere i profondi baratri psichici che muovono l'animo umano.
E proprio nel baratro scavano gli European Ghost. Si prenda la traccia omonima dell'album, la numero tre. "Pale and Sick" è una cavalcata glaciale che sembra ricreare sonicamente tutte le torture, i tormenti e le guerre che hanno attraversato l'Europa negli ultimi cento anni. Giuseppe Taibi, Cristiano Biondo e Mario d’Anelli non hanno paura di essere brutali e barbarici. In canzoni come "August Winter", con il suo inizio in sordina, marziale ed elettronico come un plotone di SS robotiche, non si persegue il bello, il solare o il ritornello immediato: le finalità sono profonde, oscure ed a tinte fosche, proprio come un film in bianco e nero che racconta un episodio particolarmente truculento della guerra.
L'abbiamo già detto: "Pale and Sick" non è un album semplice, presenta un mood new-wave tra i più oscuri che però si inserisce perfettamente nei lavori prodotti dall'etichetta francese Unknown Pleasures Records, label che si è caratterizzata in questi ultimi anni per uscite in questo senso. In più, la supervisione e la masterizzazione, avvenuta a Londra, da parte di James Aparicio (Depeche Mode, Liars, New Puritans, Spiritualized, Grinderman) è il quid in più per rendere "Pale and Sick" un album non derubricabile facilmente. Si prenda "August in Winter" o "Sex in Kepler" (forse la traccia meglio riuscita) per capire tutto il valore qualitativo del lavoro. Anche i video estratti dall'album, come quello di "Lost Highway", concorrono a tale artigliato immaginario.
Ecco che la cicatrice del tempo, la stessa cantata da Celan, viene riaperta dagli European Ghost: da essa sgorga sangue nero e grumoso, fa male insomma. Ma è un giusto sacrificio per comprendere appieno la sempre tragica attualità della Storia passata.
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La recensione Pale and Sick di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-09 00:00:00
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