Un lavoro artigianale e intimo ma poco seducente
“Tracce” è un lavoro artigianale, scolpito con la voce e la chitarra classica di Luigi Mancini che ci fanno entrare nell’intimità della sua stanza dove tra arpeggi morbidi, che ora si inerpicano verso sonorità dall’accento quasi moresco, ora scorrono lenti come i passi di un walzer, e testi che assomigliano a impressioni dell’età giovanile, troviamo appunto delle tracce, degli accenni di qualcosa.
I sei brani dell’ep d’esordio del musicista marchigiano sono, infatti, un inizio che tuttavia non risulta molto seducente e capace di toccare le corde emotive. La parte strumentale mette in mostra le abilità tecniche di Mancini, sulle quali non ci sono dubbi, ma restituisce la sensazione di ascoltare un insieme di esercizi di stile, mentre i testi anelano al poetico senza raggiungere fino in fondo l’obiettivo né rimandare una forte identità dell'autore. D’altronde “Tracce” – lo dichiara lo stesso autore – è la registrazione di brani scritti all’età di quattordici anni, il periodo della bonaccia, in cui è impossibile definirsi. Aspettiamo fiduciosi il disco della maturità.
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La recensione TRACCE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-04 00:00:00
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