I The Last Project tornano sulla scena dopo cinque anni con “Pyrotechnic”. Cinque anni in cui il quartetto pavese ha suonato, ha studiato, ha sperimentato e queste otto tracce rappresentano un sunto di questa esperienza.
Nella loro musica convivono presente e passato: pop moderno e new wave anni ‘80, dalle prime battute di "Promise" fino a "W.W.". Le melodie sono fresche e accattivanti, i ritornelli e le frasi eccellenti, non mancano le influenze americane di gruppi come Kings Of Leon e The Killers.
I brani riflettono l’atmosfera frenetica della città e contengono tante riflessioni di vita, che possono essere condivise dall’ascoltatore. “Pyrotechnic” si apre con "Promise", una promessa di evasione rivolta a una persona cara e vuole rappresentare la necessità di fuggire dalla realtà quotidiana. "Universal View" ha anticipato l’uscita del disco e parla di comportamenti arroganti e figli dell'ignoranza che si possono trovare nella società, ma anche nei rapporti interpersonali. L’album si conclude con "W.W." e non si può fare a meno di premere nuovamente play.
I The Last Project vogliono mantenere un rapporto con il passato ridisegnandolo con tinte attuali. Senza dubbio un lavoro maturo, di buon livello, che conferma il talento del quartetto pavese.
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