I Dresda Bàruch sono un collettivo art-pop-folk di Torino: attitudine lo-fi, pezzi in inglese, atmosfere jazzose, natura composita.
Hanno deciso un bel giorno dell'anno scorso di sottoporre a un po' di amici musicisti i loro brani per pubblicare un ep in cui compaiono solo tre volte. Si parte con Indianizer e Maniaxxx che psichedelizzano tutto a bomba, poi troveremo anche i Ronny Taylor, Matteo Tambussi e Deian Martinelli, il tutto intervallato da tre pezzi di e con i Dresda stessi. Insomma tante cose diverse e due sonorità che dovrebbero emergere: una più psichedelica e rarefatta e una più folk e melodica, che poi sono le stesse sonorità del collettivo Dresda Bàruch.
Partiamo subito dicendo che un ascolto al disco ci sta, inevitabilmente è ricco di cose interessanti con tutti questi artisti validi in ballo. Ma fermiamoci un attimo e guardiamo cosa abbiamo tra le mani: 7 canzoni dei Dresda Bàruch, gruppo poco organico che di sua indole manifesta una certa molteplicità di animo, eseguite da loro stessi e da altri 5 artisti, tutti provenienti da realtà diverse e a loro volta estremamente composite... il meticciato è una cosa magnifica, ma qui il rischio confusione è altissimo. L'idea sì, è una bomba, ma "da fuori" la voglia di ascoltare un disco del genere passa dopo il primo ascolto.
Naturalmente uno sforzo dell'ascoltatore favorisce qualsiasi ascolto, facendo emergere le potenzialità di ogni lavoro, ma quando si ha tra le mani un disco-non-disco come questo la solidità è troppo affidata all'ascoltatore. Andrebbe fruito come compilation, del resto, ma mi immedesimo in chi già di partenza ha solo una vaga idea di chi siano i Dresda: perché dovrebbe ascoltare una "loro" compilation? Iniziare così non è affatto facile per chi sente; resta tuttavia che vedere tanti artisti collaborare, fare, interpretare e disfare è sempre bello.
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