Un ruggito di orgoglio pugliese questo “Tonet” di Marco Killah, un progetto ad alto tasso di godibilità da flow incendiario e produzioni ad orologeria.
Marco Killah. Classe 1993. Dirty Brown Records. Puglia. In altre parole, quello che ci voleva per riprendersi dalla pioggia incessante dell’autotune con una bella passata di tergicristallo e liquido antiscarso. Non è una novità che le realtà più produttive siano rare e fisicamente lontane dai poli principali dell’industria musicale, in questo senso Dirty Brown rappresenta un bel fiore all’occhiello del rap pugliese e anche con una certa caparbietà.
“Tonet” è il progetto solista di questo MC dal flow inarrestabile e dalla dialettica (anche in senso di “dialetto”) inconfondibile, a cospargere un lavoro che celebra appartenenza, identità, forza collettiva e orgoglio meridionale. Da estendere però all’intera penisola quando l’interlocutore fisso è quella nota scena attuale accusata di essere in rovina e decadenza, in un attacco senza freni in lotta contro la scomparsa del sound originale.
“Tonet” è una tagliente attitudine in antitesi a tutto quello che rappresenta il piattume e l’assenza di personalità, i capricci modaioli di un ambiente musicale pervaso da cose a caso in cui “andare a fare il nostro” è il messaggio di consapevolezza di tutte le tracce e l’essere “Mai scarso” è l’unico l’atteggiamento possibile.
Consapevolezza anche di non essere solo capaci ma anche sbalorditivi, allo spuntare di nomi e citazioni dal mondo dell’arte, della letteratura, della cinematografia (Escher, Dalì, Dostoevskij, Dante, Uma Thurman, Vincent Cassel…) incastonati nel flusso di rime senza nessuna ostentazione forzata, ma con quella bravura nel completare puzzle di parole complessi dove titoli come “Chiamami ignorante pt.2” sembrano il lancio di una sfida invincibile. E perché no, Keplero e Mendel citati come nulla fosse come in un discorso tra amici. A questo punto, non si compete (“Questione di genetica”). Figure retoriche e geniali trasformazioni lessicali, extrabeat e adattamento sul suono sono l’essenza della scrittura erudita e tecnica dei brani.
Skillate produzioni create con dedizione, impegno, precisione e cura del sample firmati per la maggior parte da Vinnie Brown e da altri beatmaker della zona di Brindisi. Fortissimi nell’intro “Nemeos” e nella title track in cui gli strumenti sono puliti e aggressivi, con l’attitudine ruggente di chi sceglie tra l’essere preda o predatore in una scena che ingoia i più deboli. Classicità e lavorazione dei suoni sono l’omaggio alla tradizione boom bap che conserva nei beat lo spirito dell’hip hop, quelle vibrazioni di altri tempi che mancano a tutti, un ritorno al ritmo più vero e attaccato alle origini ma sempre originale.
C’è anche la piacevole evocazione R’n’B su “Post-It” e “Pezzi di me” che mescola il rap con la dolcezza di una ballad impreziosita dalla melodia del ritornello e talvolta dalla voce femminile. Potenti featuring con i colleghi della Dirty Brown e anche un ricampionamento sorpresa su “Sin City” in omaggio ai Colle der Fomento e Kaos One.
Un disco da prendere e goderne tutti.
---
La recensione Marco Killah - Tonet di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-01-13 00:00:00
COMMENTI