Non è facile unire canzone e poesia ma ci si può provare, aldilà dei confini del mercato discografico. “Canzonepoesia” contiene quattro poesie in musica, interpretate su note di pianoforte e sax, e una semplicemente recitata. La stesura dei testi, profondi e impegnati, è frutto di una ricerca artigianale del lessico e di una cura speciale nella scelta dei termini, operazioni piuttosto rare nelle canzoni contemporanee. Le parole poggiano su un tappeto musicale che solo nei momenti di pausa dell'interpretazione si leva con improvvisazioni e intrecci jazz tra piano e fiati.
Qui non c'è paura di usare la parola morte, aborrita nella musica leggera mainstream. Ci sono sigarette, amori, morte, vita e musica in "La canzone che vive tre volte", case, macchine, bambini e anziani in "Assassino senza colpa" e poi la lettera di un padre al figlio in "Oggi il futuro ti racconto”.
Il risultato è intenso. Forse però si potrebbe puntare a un compromesso, maggiormente orientato al cantautorato. La poesia dovrebbe cedere un po' della sua purezza, per lasciare più spazio all'orecchiabilità e alla cantabilità e per diventare più accessibile ai fruitori di canzoni. Inoltre un album, seppure contenente poesie in musica, non deve mai trascurare gli elementi importanti della realizzazione di un disco, come l'attenzione per la produzione, l'incisione, il cantato e la resa complessiva.
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