Il ragazzo di Ciny, accompagnato dal suo partner in crime Charlie Charles, strizza l'occhio alle sonorità più moderne per affermare la sua alterità rispetto alla scena ufficiale, con un sound e un'estetica che rappresentano un unicum nel panorama rap italiano
Sfera Ebbasta, il ragazzo di Ciny, è tornato con un disco omonimo. Ad accompagnarlo, il partner in crime di sempre, Charlie Charles. Trentacinque minuti che ricordano le ultime tendenze afrotrap francesi, inserite in un percorso autoreferenziale che rappresenta un unicum per la scena rap italiana.
Se anche è vero che il ragazzo di Cinisello non sa distinguere Notorious BIG da Jay Z, è anche vero che quello che propone è dichiaratamente altro dal rap anni '90 ed è proprio questo uno dei suoi meriti principali. A Sfera Ebbasta come a Charlie Charles va riconosciuto quello che per primi loro lucidamente ammettono: sono stati in grado di creare una scena parallela a quella attuale con un sound e un'estetica completamente diversa e indipendente da quella nota. Come dice Sfera in "Balenciaga", Izi o Tedua «ce l'hanno fatta» e con: «Ora che conosci tutta la squadra / se non ne fai parte qualcosa non quadra» spiega in maniera eloquente il ricambio generazionale e la rilevanza di questi nuovi nomi, tanto da ottenere contratti con Sony e Def Jam/Universal (l'unico precedente italiano è Guè Pequeno).
Partiamo dall'ultimo brano del disco, "BHMG", conclusione sorniona e compiaciuta di un album che spesso riporta l'attenzione sui malandrini dei rioni. Lo zenith di questa rappresentazione ipperrealista della strada passa per "Visiera a becco", capace di disegnare sin dalla prima strofa lo sconforto che si prova a vivere tra quegli «androni che puzzan di piscio». È la seconda strofa che però colpisce in tutta la sua crudezza: il blocco, il quartiere, l'amata Ciny è «la casa che ci manca se si parte / quella che ci uccide se si resta», e l'unico rifugio, quando si è in strada rimangono solo le proprie forze: «Visiere a becco ci proteggon dalla tempesta / quella che abbiamo dentro, invece, dentro resta».
È il bisogno di emergere, di salvarsi, di restare l'occhio che ai margini della realtà osserva e cerca di «non tornare sul fondo» ("Notti") come già espresso in "Rapina", dello street-album "XDVR".
Le citazioni al precedente lavoro sono tante ("No no" non è solo il titolo di una canzone ma è anche una delle sporche iconiche, una ricorrenza testuale nel repertorio di Sfera Ebbasta) e aiutano a rafforzare e definire con cura un'identità che si fa sempre più spiccata e riconoscibile, nonostante il disco non sia affatto un semplice more of the same del fortunatissimo "XDVR"; sintomi di questo tentativo di affermarsi come voce unica sono, ad esempio, il titolo personalissimo del disco e la penuria di collaborazioni - il francese Sch è infatti l'unica altra voce presente.
All'opposto di brani come quelli di cui si diceva troviamo ballad più o meno romantiche come "Bang Bang" o "Cartine/Cartier", che completano e alleggeriscono l'atmosfera del disco, scelta che ricerca così quell'equilibrio invocato nella traccia d'apertura. Nonostante difetti di vere e proprie hit come "Panette" o "Ciny", la forza del disco sta nell'utilizzo delle sonorità più moderne del rap internazionale, una peculiarità della coppia Sfera Ebbasta & Charlie Charles, e questo primo disco ufficiale non è che una conferma delle capacità del duo.
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La recensione Sfera Ebbasta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-19 00:00:00
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