Se è vero che "chi beve acqua ha qualcosa da nascondere", allora i cieli nuvolosi dei The Circle sono pieni di sorprese
Nel libro "Purezza e pericolo. Un'analisi dei concetti di contaminazione e tabù" dell'antropologa britannica Mary Douglas si analizzano le modalità di attribuzione della colpa, dell'elezione del cosiddetto "capro espiatorio", sia per quanto concerne l'uomo primitivo che per quello moderno. E questo volumetto, che forse alcuni di voi hanno letto, fa venire in mente in modo francamente pazzesco questo "How to Control the Clouds" dei The Circle. Il gruppo di Torino infatti ha costruito un album pop praticamente perfetto, così etereo e delicato da un lato e così pieno di sfumature e coni d'ombra dall'altro. Già perché le chitarrine pizzicate di "Shooting Stars" fanno venire voglia di gettarsi, a pieni nudi, in un prato a marzo, lasciandosi bagnare dalla pioggerillina che, vecchia amica di scampagnate, certamente prima o poi ci verrà a trovare. Ma al contempo, il testo non così banale, ci sottolinea il fatto che noi, in quel campo, non ci siamo venuti mica da soli, che il tipo o la tipa che ci siamo portati appresso non è pura tappezzeria, anzi: è proprio l'unico motivo per cui a metà marzo ci ritroviamo in mezzo ad un fottuto campo con sotto ai piedi l'erba e la terra umida.
Insomma non c'è niente di più eccitante, di più peccaminoso che il desiderio nascosto, che la seduzione celata fra i nostri gesti gentili, i nostri sorrisi mezzi veri e mezzi finti: così come i cieli, i sentimenti limpidi sono belli ma monotoni, mentre è soltanto nel torbido dei nostri cuori che troviamo la "ciccia" che davvro ci interessa. E così se possiamo tranquillamente mettere nella compilation di Spotify dedicata alla persona che ci fa battere il cuore un pezzo come "To Fall" (radiofonico, radiofonicissimo!), allo stesso modo la canzone successiva, la quarta traccia, "The Endless Sky", così come un agnellino bianco e puro poteva rappresentare per gli Antichi l'unico modo per espiare un peccato, per noi moderni può essere intesa come la giusta iperbole per chiudere definitivamente quella storia che ci fa tanto male.
Un album di tonfi, di rincorse e di ritardi questo "How to Control the Clouds", da cui potremo saccheggiare frasi, citazioni e piccoli pezzetti di testo senza paura di sembrare troppo grandi o troppo anacronistici per farlo. Infatti ci sono cose che, nonostante il passare delle stagioni, delle nubi in cielo e degli anni non cambiano: la voglia di strafogarsi di cioccolato per esempio oppure la passione per i vecchi film francesi o il desiderio delle porcherie che fanno parte di quello che siamo noi ieri, oggi e pure domani.
Ecco allora che "Love Don't Cry", il pezzo numero otto, sdoganerà anche l'ultimo nostro tabù, per tornare al discorso dei peccati e dell'espiazione di essi del libro della Douglas: con "Love Don't Cry" potremo tornare a sentirci tristi e malinconici come ai tempi del liceo, quando uno sguardo casuale di una certa persona poteva far cambiare le nostre giornate. Con i The Circle sono definitivamente tornati i tempi nei quali, per sapere che tempo facesse fuori, non guardavamo l'app del nostro telefono ma scandagliavamo dentro il nostro cuore.
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La recensione How To Control The Clouds di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-02-06 00:00:00
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