Nell'ep dei Fujima si sentono tutte le influenze e i loro gusti, ma la forza creativa c'è
L’ep Fujima comincia sull’incedere di “Spaceship Girl” dotata di ottime dinamiche, come del resto tutta la produzione della band di Oristano. Seppur il disco sia imparentato con le influenze dell’indie americano arricchito da una venata dolcezza di quello britannico, l’approccio non è viziato da particolari canoni e gusti estetici, quanto più da una particolare forza creativa degli stessi Fujima.
Nonostante la predispozione alla stesura dei testi in inglese, i quattro musicisti conservano una spontanea affinità quasi involontaria al vivace contesto musicale italiano nell'indie cantautorale. Suoni ben equilibrati colorano una tela da tinte distese, particolareggiati da morbidi arpeggi frenetici, dal profumo smithsiano, evocando in modo più distintivo, atmosfere dalle radici mediterranee: “Manly Slowman” ne è uno degli esempi migliori. Nella seconda parte come in una naturale evoluzione, il gruppo si dirige verso variazioni più sperimentali e psichedeliche, manifestandosi prima con “Good Times” e successivamente nella mini-suite conclusiva di “Outside the Cold Storage”, grazie ad una composizione sofisticata, delineata su elementi ricorrenti del post rock.
Grazie ai suoni adottati, rimane un ep molto piacevole all’ascolto, dove la cura per gli arrangiamenti e del mixaggio esaltano e evidenziano ancor di più le capacità del gruppo e la riuscita di un ep consapevole e maturo.
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La recensione Fujima EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-10-28 09:00:00
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