Mi ricordo ancora il giorno in cui ho detto che avevo bisogno di partire, di andar via da questa noiosa e maledetta routine che mi stava logorando e sono partita per un viaggio senza data di ritorno stabilita, senza sapere cosa avrei trovato. Più che una partenza, era una fuga giustificata con la voglia di partire, con il senso di sorpresa che implica ignorare il futuro.
“Tutto sommato” è un viaggio che oscilla tra fughe e partenze, parla di momenti in cui si sente il bisogno di lasciare tutto, di “gente che parte e ritorna” e “sembra muoversi dentro un acquario gigante” (“Dopo”), una metafora che calza a pennello con l’immagine di pesci rinchiusi tra quattro vetri spessi, sui quali sbattono nervosamente per poi tornare al punto di partenza, proprio come noi cha partiamo e ritorniamo.
“Chiudersi fuori” è la soglia che si varca nel momento di partire e il primo brano dell’ep. Quell’esortazione che la regge (“spostati, ti spiace, dalla finestra ho le vertigini”) rimane impressa subito nella mente, come la melodia orecchiabile e comunque cantautoriale di tutto il brano, uno dei più belli tra tutti. “Chiudersi fuori e poi cercare di rientrare” è l’indecisione, il rimorso di una partenza affrettata, che poi vista a distanza di tempo invece ha arricchito la vita e l’esperienza e ha formato quello che si è adesso.
Tutti i brani sono un continuo movimento tra la partenza, la fuga e il ritorno. Perché poi al punto di partenza in fondo ci si sente legati. E il cambiamento temporaneo è solo un modo per apprezzarlo di più. Chissà se poi la stabilità è quello che importa davvero, se ci sarà un luogo, un tempo e un momento in cui diremo che ci dobbiamo fermare. Per ora l’importante è andare. Dove? Non si sa, ma dobbiamo andare, portandoci dietro quello che già abbiamo accumulato e arricchendoci di cose nuove.
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