A quattro anni di distanza da "Frantumi" i Julian Mente pubblicano il loro terzo album "Non c'è proprio niente da ridere", dimostrando di essere maturati qualitativamente, ma non musicalmente. I dodici brani che compongono l'album mantengono l'aggressività che i Julian Mente hanno sempre inserito nei loro lavori, con toni cupi e testi aggressivi, senza deludere le aspettative che la band aveva creato, presentando il disco come diretto, potente e graffiante.
Deludono invece chi si aspettava un'evoluzione di stile, un più marcato inserimento nell'epoca in cui suonano, uno staccamento più netto dai capostipiti del genere sul suolo italiano. Per quanto la qualità dei loro arrangiamenti sia impeccabile, durante l'ascolto dell'album aleggia constantemente un sentore di "già sentito", che arriva al culmine proprio col brano finale "Ottomila", che è simile alla vecchia perla dei Marlene Kuntz "Ape Regina" in maniera quasi imbarazzante.
"Non c'è proprio niente da ridere" è sicuramente un album che compie ciò per cui è stato creato, aggredisce subito sin dalle prime note di "Mentre lei dorme", portando con efficacia la rabbia sociale dei Julian Mente, ma non ha la spinta che la band ha bisogno per elevarsi, ed è un peccato.
La potente voce di Diego Frantini e l'innegabile forza degli arrangiamenti potrebbero portare la band in alto, ma il peso del passato e dell'emulazione li tiene ancorati inesorabilmente a terra.
Non resta che sperare che un domani trovino la loro originalità, conquistando il posto che potrebbero facilmente occupare tra le fila del rock italiano, senza accontentarsi di stare bene solo oggi.
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