Reset? In che senso? Nel senso comune? Penso proprio di sì, e se prima di schiacciare quel famoso tasto sullo schermo appariva la formula "XXX", ne è valsa proprio la pena!
Ci tengo a sottolineare che il sottoscritto ha avuto sempre un debole per i Negrita, tant'è che il loro primo (capo)lavoro continua ad essere fra gli ascolti preferiti, pur essendo passati quasi cinque anni dalla sua pubblicazione. Dopo la penultima prova in studio, a cui prima accennavo, non riuscivo a capacitarmi di un'evoluzione pop (nell'accezione 'commerciale' del termine) che ha contribuito non poco ad 'ingrossare' le fila dei fans, ma dall'altra parte aveva screditato la proposta della band aretina. Sicché il nuovo album, dal titolo significativo, sembra ricondurre sui giusti binari Pau & co.: chitarre in gran spolvero e molto rock 'n' roll, fin dal primo episodio "Mama maé", singolo apripista e classico brano dal tiro micidiale.
Ancora più convincente è la successiva "Negativo", con un testo provocatorio e un verso in cui si recita 'Il vecchio Bruni è morto', a significare chissà quale passato del vocalist. Gli altri episodi torrenziali sono "Transalcolico", con una voce trattata al computer, "Halleluia", con un bel lavoro ai cori, e i due esperimenti intitolati "Pape satàn" e "Tk.064", strumentali accattivanti in chiave simil-blues.
Le ballate, invece, rimangono il punto debole, pur guadagnando rispetto al passato più prossimo della band; assodato così che ispirazioni relative a tracce come "Lontani dal mondo" o "Bonanza" si sono dissolte, ora ci troviamo di fronte a episodi comunque validi: se da una parte non convincono del tutto "Hollywood" e "Fragile", anche se si fanno ascoltare, sia "In ogni atomo" che "Cuore di cemento" centrano l'obiettivo.
Non dimentichiamo però l'ottimo groove che pervade "Provo a difendermi", e gli effetti in stile Garbage (un gruppo che i Negrita hanno ascoltato non poco) di "Life", che alla fine serpeggiano in tutto l'album senza mai contaminare negativamente lo spirito rock che anima i cinque toscanacci.
Stavolta la promozione c'è, anche se mancano i 'pieni voti'; in fondo la cosa più importante è sentire che le chitarre sono finalmente tornate e che il lavoro di Fabrizio Barbacci sia stato meno 'Ligabue-oriented' di quanto supponessi. Non oso immaginare, a questo punto, cosa ci possa riservare la futura tournée, visto che la dimensione live rimane indiscutibilmente il punto forte della formazione.
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