Intrinseco connubio tra rock ed elettronica direttamente dai Navigli di Milano.
Dall'aconito al loto. Da "Aconite" a "Belotus". Dal fiore che se ingerito provoca l'intossicazione del corpo a quello che se essiccato conduce all'allucinazione mentale. Dalla sensazione spesso alienante provocata dalle notti di Milano gli Edless continuano quanto già proposto due anni fa con il precedente ed apprezzato ep "Aconite". Nell'ultimo "Belotus" è in effetti sempre partecipe quel rock vagante tra l'alternative e l'indie e dove il lato elettronico risulta parte integrante e forte dei pezzi.
Non a caso l'inizio dell'ep, tramite il pezzo "What If", è introdotto da un spezzone di classico big beat con volume a levare mentre la conclusione in "Erase" è caratterizzata da un finale prima impiantato da una chitarra elettrica extra distorta per poi sprofondare in un glitch da fine allucinazione. Tutto in mezzo quattro tracce cantante dal marchio vocale di Fabio Bonvini che riporta saltuariamente al timbro vocale di Perry Farrell in versione inedita soft rock. Curiosa è poi da sottolineare la composizione sempre della prima traccia "What If". Oltre all'intro già citato, è interessante come, se la prima parte della canzone è tinta di un leggero post punk, la parte centrale, in spaccato quattro quarti da pop rock, è successivamente tralasciata verso uno stile più psichedelico e new wave. Da tutto ciò è evidente come gli Edless abbiano la capacità di poter suonare e comporre diversi generi e sottostili anche in simultanea.
"Belotus" è comunque ancora poco per poter accontentare i seguaci della band. Possibile continuazione potrebbe essere quella di dedicare il prossimo lavoro, un album più corposo e completo a questo punto, non ad un singolo fiore ma ad una radura ricca di vegetazione variegata e onirica così come dovrà essere la musica che vi nascerà attorno.
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La recensione Belotus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-24 00:00:00
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