Basta cosa? Quella scritta esclamativa in copertina lascerebbe pensare a qualcosa di arrabbiato, sentenzioso, forse politicizzato. Niente di tutto ciò. Forse non sapremo mai a cosa si riferisce quel "basta", forse è una questione personale, oppure magari vuol dire basta con le classificazioni e le autolimitazioni e la paura di non suonare abbastanza rock o abbastanza indie o abbastanza sofferente. Oppure è solo una parola.
In ogni caso, questo disco non ha nessuna paura di non suonare abbastanza rock o indie o sofferente, anzi rivendica con fierezza la propria appartenenza al genere del, espressione coniata per l'occasione e molto azzeccata, “campfire R'n'B”. Chi non riuscisse in astratto a farsi un'idea di cosa possa trattarsi, metta su e ascolti: le voci – maschili e femminili - che armonizzano in leggerezza e il sound acustico rimandano a una dimensione di festa, amicizia e incontro adolescenziale e anche un po' rétro quale appunto il falò. Solo che invece di bionde trecce e albechiare, intorno a questo immaginario fuocherello risuona un R'n'B incalzante e attuale, molto pop, anche ballabile e quasi funky in certi momenti (“Falling Apart”), con una buona dose di hip hop (“I'll eat donuts”, “Shape Up”), echi bluesgospeleggianti (“Egos”) ma anche episodi più “bianchi”, come il folk di “I'll see you underwater” e la ballad “Basta”. Per chiudere ribadendo il concetto di party in spiaggia con l'atmosfera fricchettona di “Cheesecake”.
A ripensarci, “basta” potrebbe essere inteso anche in un altro senso: basta poco per fare un bel disco, qualche chitarra, voci calorose e un'idea di musica come leggerezza e armonia.
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