Un disco che lascia poco il segno nonostante il rappato sia piuttosto buono
Nella storia sono esistite, dal decimo secolo fino a poco prima della rivoluzione francese, diverse generazioni di monarchi detti taumaturghi. Essi erano in grado, solo con l'imposizione delle mani, di guarire le scrofole: lesioni prodotte dall'adenite tubercolare. I monarchi, in sostanza, di tanto in tanto ricevevano i propri sudditi e tramite un certo rituale tentavano di guarirli. Questo era senza dubbio un modo di sottolineare l'origine divina del potere monarchico e ricordare ai suddi che, fondamentalmente, erano sudditi per un disegno soprannaturale.
Ecco, Kabaddu, MC sardo in attività ormai da circa vent'anni e recentemente trasferitosi a Milano è da poco fuori con Ghost. Secondo lavoro ufficiale composto di dodici brani, uno skit e un remix per un totale di quaranticinque minuti a cui affida esattamente questo compito.
Il disco descrive gli ultimi mesi che l'artista ha passato e il ruolo della musica: strumento capace di curare i mali e di tener su il morale nei momenti più difficili.
Nonostante le buone premesse e le ottime intenzioni, il lavoro di Kabaddu non è certo esente da pecche. Le produzioni, perlopiù fatte suono boombap, risultano banali e i testi, nonostante il rappato sia piuttosto buono, non lascia veramente niente d'impresso.
Addirittura tra qualche citazione ai Sangue Misto e ai bei tempi che furono, il rapper non si nega un tot di commenti reazionari sulla scena rap attuale di oggi in brani come "technicism pt. 2"; momento, questo, che si alterna alla positività di brani come "Soulare", forse tra gli episodi più riusciti dell'intero progetto.
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La recensione Kabaddu - Ghost (Scara Soul Dub 2016) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-02-13 00:00:00
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