Quando la musica si trasforma in uno strumento di dandismo scenografico.
Sting, primi anni '70, Warwick. Durante il periodo universitario, in compagnia di un suo collega del tempo, il musicista inglese passava del tempo a guardare trasmissioni televisive russe captate manualmente tramite un apparecchio satellitare rudimentale. Questo semplice episodio fu d'ispirazione per lo stesso, nel 1985, per la scrittura del famoso singolo "Russians".
Ora, se qui la fonte creativa che legava Sting alla Russia era ricondotta a un aneddoto, la storia che porta gli Oblomov alla Russia è molto più forte. Russe sono infatti le origini del duo che ha al momento come base in Italia la città di Bologna e russo è l'origine del nome della band (storico romanzo dell'ottocento).
Con l'ep "Multiexit", presentato poco dopo il primo album "Sound of the Soul", gli Oblomov danno vita nuovamente a tutto il loro eclettismo musicale e artistico. Si tratta di cinque tracce in cui nelle ultime due vengono riproposti i brani "Russians" (già citato) e "L'immensità" in versioni rivisitate ambient e noise. La seconda delle due, intitolata esattamente nell'album "Immensity", è stata prodotta in collaborazione con Don Backy stesso e rappresenta una curiosa rivisitazione della celebre canzone in chiave rock elettronico sperimentale e cantato in inglese. Con l'aggiunta poi degli inediti "Multiexit", "Rose of Thalmai" e "Remains of Me", prime tre tracce dell'ep, si chiude il quadro proposto in questa seconda raccolta. In generale, si nota come le canzoni siano caratterizzate più che dal protagonismo degli strumenti da quello, invece, della voce, del cantato e dagli effetti provenienti dal mondo televisivo e cinematografico. Le sonorità vocali rimandano spesso al progressive e folk rock europeo di qualche decennio fa dove lo stile vocale limpido e regolare nella tonalità è anche spesso caratterizzato da una venatura sacrale e liturgica.
In definitiva, lo scopo degli Oblomov è quello di ricreare, anche grazie a effetti di tastiera e campionatori, un'atmosfera composta che va dall'ipnotico all'onirico e, magari, inserirla realmente in una di quelle scenografie live create ad hoc che sia poi slegata dal dove e dal quando. Infatti gli Oblomov, seppur artisti itineranti, partiti dai club più disparati di S. Pietroburgo ed arrivati oggi al locale seminterrato del centro di Bologna, difficilmente cambieranno il loro marchio di fabbrica dove la musica sarà sempre utilizzata per dare vita al loro dandismo d'atmosfera.
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La recensione Multiexit di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-23 00:00:00
COMMENTI (1)
Nel panorama attuale, ho trovato questo EP molto ispirato. I brani autografi sono caratterizzati da una cura e ricerca dei suoni meticolosa; non da meno le cover riproposte in versioni accattivanti e non stantie..
Spero di ascoltare presto un nuovo disco.