"Jazz Crash" è un lavoro on the road costruito tra viaggi in treno e camere di albergo, un taglia e cuci pieno zeppo di idee
Filo Q è uno che di musica ne sa a palate: mente elevata e mani in pasta in mille progetti da Escobara Gnu Gnu quartet ai Magellano, con cui ha portato freschezza elettronica dentro il carrozzone Garrincha.
Buon dj e buon producer, dopo altre precedenti prove in solo, importantissimi progetti in Africa e una concettualità di musica unita a forti ideali, Filo torna con "Jazz Crash", un album figlio di un progetto che parte da lontano: il jazz ascoltato dal padre. Influenza massimale negli ascolti di molti, viene rivistato, pasticciato, mescolato a ritmi contemporanei e “fracassoni" di forte derivazione UK, che spaziano da bass a breakbeat, non disdegnando periodi di cassa in 4.
In complicità con Pistidei Motel Connection, che per questo lavoro mette a disposizione una sterminata libreria di sample jazz, presi dalle sessioni del compianto Torino Jazz Festival (perché interrompere una cosa così, rimane un mistero), Filo crea in 8 tracce un carnevale di suoni bislacco solo nella filosofia di partenza, perché poi già dal primo ascolto si capisce che bass UK e breakbeat filano d'amore e d'accordo con sax in solitaria, clarini, fiati in genere e pianoforti.
"Jazz Crash" è un lavoro on the road costruito tra viaggi in treno e camere di albergo, un taglia e cuci pieno zeppo di idee: ci piace da morire come queste ritmiche forsennate fatte di cassa e frusta riescano a fondersi con la morbidezza di suoni analogici, vivi, organici; adoriamo la fumosità di questi strumenti a fiato che si perdono in suoni urbani al sapore di acciaio e cemento, o il calore di ritmiche equatoriali su un semplice accordo di clarino ("Unkle Brush", la più bella del lotto): roba da fare invidia a Addison Groove, uno che di ritmiche care ai martelli da guerra se ne intende un bel po’.
Annunciamo quindi gaudium magnum: abbiamo una delle più belle sorprese di fine anno, un lavoro che, fosse stato firmato da Ben UFO per Hessle Audio si sarebbe meritato 8,5 su Pitchfork, il simboletto Best New Music e i complimenti commossi di Lozano a fine review.
Teniamocelo stretto un producer di tale calibro e con queste idee, e che non s’incazzi il Pernazza se i Magellano aspetteranno ancora un po' a farsi rivedere in giro; un lavoro di questo tipo merita tanti palchi e tante date.
---
La recensione Jazz Crash di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-15 10:00:00
COMMENTI