Gli Storia di mai scrivono di un mondo che è come una veste troppo stretta, c’è chi riesce ad indossarla e chi se ne vuole disfare.
Se è vero che le canzoni straripanti di vita cantate da voci giovani riescono a trasmettere più carisma e desiderio di ribellione al futuro, il progetto bergamasco Storia di mai riesce a dar fuoco al nostro sistema nervoso e a farci schizzare dietro le loro parole e dietro al loro sound teen-punk. L’ep inedito “Fili invisibili” è fuori dal giugno 2016 ed è composto da sei tracce che oscillano tra rock britannico ed emo punk-rock americano, lasciando spazio a qualche venatura di rock classico.
“Vorrei poter fermare il mondo e stare fermo ad ascoltare la voce che mi dice piano: dove vai?”, una frase rituale che starebbe bene sulla bocca di ogni adolescente con la testa tra le nuvole e con la fresca arroganza di prendere il mondo tra le mani rigirandolo finché non si è raggiunta la posizione desiderata. La prima traccia “Camminando camminando” è proprio questo, una strada percorsa con rapidità ed affanno per la paura di rimanere indietro, assaporando il ritmo del nostro cuore palpitante. Ma come accade ad ogni ragazzo aspirante adulto, quello che frega è il rimorso e il timore di aver preso una strada ingannevole, ma tanto no, “non sarà mai troppo tardi per ripartire da domani”. Un rito giovanile, dunque, che contrasta solamente nei riff di basso, un po’ troppo decisi per un vocal così fanciullesco.
“Siamo noi, solo noi, un ricordo indelebile”, è il refrain di “Indelebile”, brano da cui è stato tratto il video ufficiale che mette in mostra i momenti più importanti della band tramite una galleria di fotografie. Il sound punk dei brani precedenti qui si fa più melodico lasciando spazio al pop, le parole tornano insistenti e poco impegnate, quasi a voler stare al passo con la musica. Gli Storia di mai scrivono di un mondo che è come una veste troppo stretta, c’è chi riesce ad indossarla e chi se ne vuole disfare.
Le partenze e le fughe sono una realtà che tutti i giovani conoscono bene, avere un cervello che aspira alla luna e concentrare una manciata di anni per raggiungerla non accumulerebbe di certo giorni sprecati. Preparare le valigie e distribuire gli addii, lasciando un luogo che forse era meglio riconsiderare, “capirai, è il nostro universo, assaggiane un sorso non ti pentirai”. Ma sapere che dietro questo mondo di indecisione esiste un focolare rassicurante ci fa tornare a sorridere e a respirare. “Dov’è che ho messo i sogni miei”, si chiedono in “Tempeste”. L’ultima traccia “Coperta di stelle” è una piacevole scoperta, banale sarebbe non associarlo ad un brano dei Finley nel loro periodo d’oro con il brano “Fumo e cenere”.
Con "Fili invisibili" gli Storia di mai hanno tracciato gli elementi della loro musica e con essi si sono legati per diffondere brani che hanno l’odore di giovinezza, di quotidianità, di empatia, canzoni che non hanno paura, insieme alle loro parole, di sconfiggere lo scorrere del tempo. Peccato che, di fronte ad un sound così coraggioso e convincente, i testi rischiano di crollare.
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La recensione Filo Invisibile di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-18 00:00:00
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