Sette anni condensati in dieci canzoni. L’ultima fase dell’esistenza di Andrea Piermattei deve essere stata piuttosto movimentata. Tra momenti di esaltazione e crisi esistenziali, amori che vanno e che vengono, bevute come se non ci fosse un domani. Senza mai rinunciare a un incrollabile ottimismo di fondo, a prendere la vita con filosofia per esaltarne il lato migliore.
“Ogni parola suona”, esordio artistico del musicista pescarese, è un album perlopiù brioso e spumeggiante, ricco di melodie scintillanti, dalla facile presa. Pezzi come “Meno male” (proposta in due differenti versioni), “Bellinzona” o “Piermasei” possiedono il raro dono della leggerezza, dell’immediatezza, entrano in testa per non uscirne più. Complici gli echi di brit-pop, di cantautorato elettro-acustico (ogni tanto emerge qualche flebile traccia di Francesco De Gregori), a loro volta arricchiti da testi ricercati e spesso accattivanti. “Dentro la mia chitarra ci sono mani, lacrime, poeti che con te non condividerei mai” (“Inutile”), ”Ti sei per caso iscritta poi a quel corso per ricordarti di me?” (“Mascalese”), ”Con quello che non so di me ci si riempie il cielo” (“Santa Cicatrice”, con la partecipazione di Gnut). Solo qualche esempio delle modalità attraverso le quali il Piermattei ami giocare con le parole. E di quanto siano un tutt’uno con la musica. Che ogni tanto prova a prendere altre direzioni. “Testamento” trasuda un bel po’ di malinconia, ”L’acquario di carta”, per sole voce e chitarra acustica, sembra un corpo estraneo rispetto a tutto il resto che gira intorno al disco. Disomogeneità? No, non è il caso di esagerare. In realtà, “Ogni parola suona” non è nient’altro che una ventata di freschezza. Di cui spesso si sente il bisogno.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.