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Basta Scegliere 2016 - Rock, Pop, Alternativo

Basta Scegliere
29/11/2016 - 07:00 Scritto da Paolo Spera

Accenni di Verdena, un tocco di Afterhours ed un salto a Nashville, quartier generale dei Kings of Leon danno vita all'album di debutto degli Aabu. Per un suono alternative rock e pop rock tutto italiano.

"Ci sono scelte che non hanno nulla a che fare con le decisioni" - (Alessandro Tamburini).
È questa la filosofia dalla quale cinque giovani bolognesi si sono lasciati ispirare per circa un anno e mezzo, tra Milano e Bologna, rimboccandosi le maniche, accordando gli strumenti e sgranchendosi la voce per dar vita ad un disco che vuole essere un inno generazionale. Loro sono gli Aabu ed il loro album di debutto si intitola “Basta scegliere”.

Dualismo, coraggio e scelta sono il collante di un disco doubleface che mischia le carte in tavola per dar vita a un suono che spazia dall’alternative rock al più radiofonico pop rock. Un disco d’impatto, fresco e maturo che presenta ogni brano in una doppia veste: la prima, come mostra la copertina dell’album, rappresentata dal simbolo del fiore, modellata su toni cristallini e morbidi; la seconda, simboleggiata dal pugno, con suoni poco più graffiati e sporchi, ma con poche differenze sonore sostanziali che rendono poco e non convincono del tutto.

Armonie che si ripresentano sotto strofe e ritornelli ben strutturati tra accenni di Verdena, un tocco di Afterhours e un salto a Nashville, quartier generale dei Kings of Leon. Il risultato è un concept album alternative rock tutto italiano che piace e pervade, i cui testi, scritti di getto, rigorosamente in italiano, ruotano intorno a storie che narrano di quotidianità con un tocco di ironia.
L'idea degli Aabu è quella di dare all'ascoltatore, partendo già dall'artwork, la possibilità di scegliere come iniziare l'ascolto dell'album senza dare troppe indicazioni, mettendolo semplicemente davanti ad una scelta: "fiore o pugno?", un po' come accade in Matrix con la fatidica domanda: "Pillola rossa o pillola blu?".

Basta scegliere. E un album che ti mette in condizione di scegliere è un album libero che non ha paura di giudizi e che della scelta ne fa proprio il suo punto più forte. Dev’essere lo stato d’animo a decidere. D' altronde, scegliere significa essere liberi.

Il primo disco della band emiliana è un riflesso generazionale, che prende le difese di chi si ritrova in una vita vissuta da se stessi ma influenzata dalle scelte degli altri; fatta di ingenuità, di ciò che ci dicevano fosse meglio fare, dei canoni dell’ordinario, e del fatto che hanno sempre scelto gli altri per noi. C’è tanta voglia di individualità, di gridare “è la mia vita” e di essere salvati dalle scelte quotidiane da compiere come il tema della traccia d’apertura “Salvami” che si presenta come il brano portante del primo lavoro degli Aabu. A metà tra Tiromancino e Max Gazzè. Un sound dolce, ma spinto, ideale per aprire il disco e caratterizzato da un intro con il quale si familiarizza subito il cui tema musicale si ripresenterà nel corso dell’album. Una canzone che riflette la voglia di sorpassare i propri limiti da soli; la voglia di essere liberi di scegliere e di sbagliare da soli.

Un outro di percussioni e rullanti collegano il secondo brano di “Basta scegliere” che crea uno scenario confuso, di caos e ripetitività con un tema che critica la noia della vita quotidiana ed un sound costruito su note acide alla Queens of The Stone AgeArctic Monkeys che introducono sul finale un marranzano che da enfasi al titolo del brano: “L’impero del fastidio”.

“Le porte chiuse e le luci spente”: una famiglia che si sgretola, e un'infanzia triste dettata dall’abbandono è il tema di questa struggente ballad malinconica. Suoni incantevoli e lucidi fanno da contorno a uno dei pezzi più belli dell’album. È una canzone che da movimento e dispersione e che lascia l'ascoltatore in stato di quiete in attesa di “È tutto intorno a te”, brano che spezza il cd al punto giusto. Ottimo sound alternative rock che risveglia la tracklist dai brani precedenti. La struttura musicale è una delle più complesse dell’album. A chiudere il brano, infatti, è un intermezzo strumentale che viene proposto spesso tra i brani dell’album e caratterizza il gruppo.

Gli Aabu si rivelano in una delle tracce più belle dell’album - “L’assassino”. Se finora sono piaciuti, adesso hanno convinto. La loro identità si riconosce in canzoni come questa con una melodia capace di emozionare gli animi più impassibili con tratti vocali incantevoli ed una chiusura strumentale che allieta chiunque abbia mai navigato tra le note di “Ocean” di John Butler.

Tra ritmi dondolanti, e suoni pacati nasce “Non soffia il vento”, brano con il quale gli Aabu giocano con la musica, sperimentando un’improvvisazione di bossa nova.
Un riff molto aspro con toni che ricordano appena un inno nazionale apre la penultima traccia di un album variegato. È il caso di “Il vostro salotto”, brano che si allaccia al tema musicale della prima canzone come se fosse una storia unica, e lo è. Avrebbe dovuto chiudere l’album per chiudere benissimo il cd.

Ed è invece un bellissimo nome femminile, “Arianna”, a chiudere l'album. Un pezzo delizioso, con dei suoni lucidi, freschi, una ritmica che travolge, perché gli Aabu sono bravi per davvero in questo. Una delle tracce più belle dell’album. Una canzone alla portata di tutti. Il brano finale identifica appieno il profilo sonoro dell’album di debutto degli Aabu, soprattutto nel lato “fiore” che, al contrario del “pugno” non ha deluso le aspettative.

Infatti a volte non basta sporcare il suono per intensificarlo. Nel caso della versione "pugno" dell'album, tra cori femminili troppo frequenti e poca fantasia nella trasformazione del suono, rispetto la versione "fiore", i brani rimangono praticamente invariati e non rendono giustizia all'idea iniziale dell'album doubleface che era quella di riproporre i brani in un duplice modo, uno più calmo e pacato, l'altro più grezzo e aspro: missione non riuscita in "pugno". Un vero peccato, perché il culmine emotivo che è stato in grado di far raggiungere il gruppo bolognese con la versione “fiore” del disco è stato speciale ed intenso tanto che lascolto ti permette di immaginare le storie, vederne le immagini e sentirne il suono.

È più un concept album, con una bellissima storia dietro fatta di 8 canzoni e suoni, che vanno da un mondo rock a un mondo pop, ai quali ci si lega in modo immediato. "Basta scegliere" è in grado di dimostrare che la storia non finisce mica qui con gli Aabu.

 

 

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