Sembra la registrazione di un live caciarone ed esplosivo, una festa dal divertimento assicurato in cui tutti si sentono amici; in gran numero, nel posto e nel momento giusto, si canta e si balla bevendo birra. Direttamente dal Piemonte, passando per l’Irlanda, i ragazzi “Folkamiseria” liberano energia con inevitabili conseguenze sulla compostezza generale. Il risultato è un disco dal suono voluminoso, trascinante. Di certo un prodotto già sentito, conosciuto e prevedibile; di certo un suonare gioioso e spensierato.
Le top songs dell’album (“Come out ye Black and Tans”, “Hills of Connemara”, “Star of Munster”, “Jassie James”) vanno per la loro strada di canzoni sghembe, chitarre strimpellanti e violini tartassati fino allo stremo. La voce è fatta di parole sane, a rappresentare il folk più genuino che, con le montagne da una parte e l’Irlanda nel cuore, ci conduce in quel perfetto crocevia geografico che sa di piccola taverna. All’interno di essa risiede un consiglio di uomini in camicioni a quadri e stivali; qui parte un suono di circonlocuzioni ritmiche sincere ma, a volte, il repertorio rischia di finire in compartimenti stagni. Rimane forte l’approccio di allegra brigata in grado di alleggerire il mondo. In “Johnny jump up” e “Ye Jacobites by name” l’impeto comunicativo si distende un poco, avvolto in una calda coperta acustica mentre, a breve distanza, gli accenti irish riprendono più vorticosi di prima a concludere il disco.
Il contenuto dell’album si lascia ascoltare con leggerezza, ed è nel live forse la migliore esecuzione. Nulla di musicalmente trascendentale, ma di certo un richiamo al mondo che non si ferma impigrito davanti alla tv.
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