I Santi Bevitori sfuggono a qualsiasi classificazione, in compenso cazzeggiano alla grande.
Non c’entra la leggenda, non c’entra Joseph Roth. Non ci sono riferimenti, alti o bassi che siano, ai quali accodarsi: i Santi Bevitori non corrono il rischio di finire ingabbiati in chissà quale cliché. Tanto da riuscire a sfuggire a qualsiasi classificazione. Certo, amano il rock and roll, meglio se venato di blues, e il pub-rock, ma sono attratti anche dal variegato universo dei cantautori, dal jazz, dal country, dal folk e non disdegnano nemmeno il suono in levare. Al di là di tutto questo, “È stato errore umano!”, l’esordio sulla lunga distanza della band romana, è essenzialmente un disco di canzoni. Di belle canzoni. Divertenti, ironiche (si riesce persino a ridere di un papà morto durante la tombolata di Natale), autoironiche ("Sembra che canti male ma è uno stile speciale inventato da me", da “Vieni a sentire la band”), addolcite da qualche capatina nostalgica (“California”), nonché ricche di profonde riflessioni su dubbi escatologici, tipo: come faremo a vincere il torneo di calcetto se il nostro miglior giocatore si è invaghito di una biondina (“Paolino”)?
Gli undici pezzi dell’album, tutti usciti dall’ispirata penna del cantante Luca Bocchetti, girano attorno a efficaci svisate di chitarra, ad atmosfere che sembrano uscite dai più profondi anni ’70 (“Giorno di guerra”, forse il brano con il testo meno giocoso del lotto), tra trame elettroacustiche divise tra asprezze e dolcezza, immerse in una vena melodica accattivante. I Santi Bevitori posseggono il pregio di condensare un meraviglioso cazzeggio con una notevole padronanza nel maneggiare i riferimenti espressivi più diversi. E ne escono sempre indenni, già pronti a ripetere l’operazione su qualche palco sparso lungo lo Stivale che, poco ma sicuro, non faranno fatica a trovare.
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La recensione È stato errore umano! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-01-09 00:00:00
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