365 giorni per altrettante declinazioni della parola jazz
Avete presente lo spot anni '90 della Tissot con Rossella Brescia? Il pezzo di accompagnamento alle acrobazie, diciamo così, della ballerina era "Cantaloop" degli US3. Questo è forse insieme il vertice e l'inizio della fine per quella corrente musicale conosciuta come "acid-jazz", ovvero (forse) l'ultimo tentativo di rivitalizzare un genere ormai cristalizzato da parecchio tempo con incursioni nel rap e nell'hip-pop. Fondamentalmente, per la maggior parte degli ascoltatori, il jazz è come se fosse morto lì (se almeno non si vogliono considerare le contaminazioni operate negli anni da Norah Jones , Micheal Bublé o il, per certi versi discusso e discutibile, Mario Biondi). Eppure questa "Compilation: 1 Year Of Abformal Recordings" va esattamente nel senso opposto. Cioè questa selezione di gruppi del roster della Abformal Recordings è come se stesse lì a dire "il jazz è vivo e lotta assieme a noi". Ad esempio la seconda canzone, "Wave" dei Rhinoceroblue è una specie di inno all'essere cool, con la band torinese che trasporta gli ascoltatori in un mondo fatto di pianoforti eleganti, ritmiche seducenti e atmosfere quasi caraibiche. Ma la varietà è il pezzo forte di questa compilation: i Jambalaya 37 si confermano, tanto per dire, quella "macchina da groove" che già nel loro ep avevano certificato (e che avevamo recensito qui).
Particolarmente riusciti poi sono gli esperimenti più virati alla dimensione "acid" del jazz: "Flower Power" degli Aphasea sembra partire dalla lezione di "Marijuana Eyes" di Stefano Ghittoni e poi espandersi verso lidi quasi inesplorati. Anche "The Ear", la quindicesima canzone, degli LTNCY va in quella direzione. Insomma il jazz, lungi dall'essere un genere "morto e sepolto" oppure soltanto di accompagnamento, può ancora regalarci delle gemme. Alle volte magari lunghe ben 365 giorni.
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La recensione 1 Year Of Abformal Recordings di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-24 00:00:00
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