Obake Draugr 2016 - Progressive, Noise

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Un disco mutevole, capace di sorprendere anche dopo svariati ascolti

Con "Draugr" gli Obake fanno un passo di lato che inizia costeggiando il predecessore “Mutations” per poi intraprendere un percorso a sé; la meta finale si presenta come un raffinato lavoro il quale attinge a piene mani dall’eredità consegnataci dagli anni ‘90, con un approccio moderno e attuale.
In questo nuovo capitolo, Bernocchi e Fornasari propongono un lavoro che ha come tratti salienti una ben connotata, solida personalità e i molteplici rimandi (se vogliamo anche nostalgici) confluiscono in un sound corposo e variegato; le chitarre rocciose ricordano il suono southern di una band sludge, ma ciò che colpisce ancor di più sono le atmosfere progressive degne di Adam Jones, sulle quali si adagia una voce capace di spaziare abilmente tra l’universo primordiale del grunge, fino a quello che possiamo identificare come una timbrica eclettica riconducibile ai Faith No More.

La band è nuovamente mutata e non solo a livello di sound, ma anche come formazione; in "Mutations" abbiamo assistito all’entrata di Colin Edwin (Porcupine Tree), mentre in "Draugr" Balasz Pandi viene sostituito da Jacopo Pierazzuoli (Morkobot). "Cold Facts", traccia di apertura, ha un incipit che ricorda fortemente il groove cupo e cadenzato degli anni 00 (come in "XX" dei Mushroomhead), ma che non si piega ai cliché a cui ci aveva abituato il genere, perché Pierazzuoli, dietro alle pelli, aggiunge una dose di complessità ritmica che incuriosisce l’ascoltatore. Le prime tracce risultano essere le più caustiche dell’album, con riff massicci e d’impatto, il cui apice viene toccato in "Hellfaced", poi, progressivamente, già partendo da "The Augur", i suoni si fanno più dilatati ed entrano in gioco riverberi e synth di sottofondo, i quali prendono il sopravvento con l’omonima e conclusiva del disco, una traccia spettrale (proprio come un draugr) a cavallo tra ambient noise e post rock. La bonus track è un remix tra il synthwave e synthpop di "Draugr" a cura del producer Leon Switch. Il disco si presenta sotto varie spoglie: in primo luogo risulta essere piacevolmente scorrevole, tanto da poter essere ascoltato anche con un orecchio distratto, facendolo percepire come un solido album crossover, ma basta dedicare un attimo in più di attenzione per apprezzare al meglio il lavoro compositivo, entrando in un intreccio di dinamiche che lo fanno diventare un disco mutevole, capace di sorprenderti anche dopo svariati ascolti.

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La recensione Draugr di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-07 00:00:00

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