Il quartetto di Genova torna con un disco che riesce a coniugare leggerezza dei testi e densità dei significati
Sul sito degli En Roco c'è una frase che descrive bene il senso di questo "L'ultimo sguardo", disco uscito per Dischi Soviet Studio: "Uno sguardo è più di guardare. È entrare dentro le cose e capirne il senso in poco tempo. È l'ultimo perché anche ciò che ci fa affezionare e ci insegna prima o poi sparisce. Bisogna stare attenti quando riaffiora. Non sarà mai uguale a ciò che conosciamo, avrà altre membra e altri cervelli. Altri sentimenti". E questo sguardo, ora penetrante ora che accarezza le cose, i genovesi ce l'hanno sempre avuto, specie per quanto riguarda il comporre canzoni. Anche qui, anche ne "L'ultimo sguardo", gli En Roco infatti mettono sul piatto una tavolozza emotiva variegata e diversificata, dimostrando come, fuggendo dai più triti sperimentalismi, si possa dire tanto senza risultare troppo ardui, si possa dire bene senza suonare scontati. Buon esempio di ciò è la terza canzone, "Dormo e non lo so", in cui si è quasi trascinati da un riuscito arpeggio di chitarra e dove si racconta, anzi si mettono a nudo, sentimenti fuggevoli e mutevoli come le nuvole nel cielo, con una classe ed un'eleganza merce davvero rara oggigiorno.
E la qualità rimane alta, altissima, con il pezzo successivo, "Pietra Ligure" , una canzone che potrebbe benissimo stare in qualsiasi manuale su come si compone una canzone. Liriche ispirate, un senso di immediatezza e di facilità nell'apprendere il senso intimo ed anche, al contempo, una profondità di significati profondo quanto il mar Ligure. Certo, non ci troviamo di fronte ad un lavoro particolarmente innovativo ma non è ciò che conta, non è ciò che ci interessa, almeno a questo giro. Quello che vale è il senso generale dell'opera ed anche i piccoli, diciamo così, particolari. A questa specie appartengono gli intarsi di pianoforte, piano rhodes, ukulele e fisarmonica di Francesca Sophie Giona, che danno un'anima sbarazzina, primaverile e, in ultima analisi, giocosa, nel senso migliore del termine, a gran parte delle canzoni di "L'ultimo sguardo".
Forse la canzone meglio cesellata è la settimana, "Mi perdono", alla cui registrazione ha preso parte anche Gionata Mirai, avendo suonato la chitarra a 12 corde. Gli En Roco, ormai giunti al loro diciassettesimo anno di attività sono una vera e propria certezza nel panorama del cantautorato pop: ed uno dei migliori gruppi, come già per il precedente "Né uomini né ragazzi" (la recensione la potrete trovare qui), nell'uso artistico del vocabolario, della sintassi e della grammatica italiana.
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La recensione L'ultimo sguardo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-01-13 00:00:00
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