Un ep d'esordio per il ligure Brilla, che convince con la sua leggerezza e spontaneità. Un lavoro "totalmente autobiografico" in cui ogni traccia diventa un piccolo racconto sulla quotidianeità e la difficile missione di intrecciare rapporti umani.
“Il nostro quotidiano ci porta a correre ogni giorno di più, senza avere, tante volte, neanche un secondo per gli altri, quando invece credo che sia proprio questo il motivo per cui siamo su questo mondo. Le mie canzoni vogliono dunque essere un pretesto per fermarsi a riflettere per qualche minuto sulla bellezza dello stare insieme". Questo l'intento dichiarato del cantante che riesce a trasmettere questa voglia di umanità e passione per quello che lo circonda.
Il brano "Agopornis" in apertura all'ep usa la figura dei due pappagalli in simbiosi per spiegare in pillole metafisiche o letture pirandelliane la perdita, qualcosa che non c'è. Un bel sound, melodie orecchiabile con l'unico neo legato alla comprensione delle parole che nel ritmo si perdono a un ascolto superficiale.
Se in "Hugo Cabret" si canta la meccanica del cuore, con riferimenti espliciti alla sfera amorosa, nelle altre canzoni si recupera un tono più rarefatto come in "Qui con te" dove con le mani sfiori i segni nati dalla ribellione. La vera buona riuscita del lavoro si mostra con "Il surgelatore" brano che vede Brilla in duetto con Verano: le due voci si fondono in maniera perfetta creando un'atmosfera malinconicamente elegante. Loop iniziale che anticipa la pioggia che arriva e stavolta ci troverà muniti di cento cavalli d'amore che tengan lontano la rabbia e il dolore. Con vago riferimento alla produzione di Pietro Paletti Brilla ha trovato la sua dimensione con equilibri che spostano il tempo e altri che stentano ad arrivare.
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