Un’intensità assolutamente new wave, cinque elementi che si fondono per creare uno spazio intinto nel nero e sapido di chitarre e scoppi nervosi, una prospettiva anni ottanta che non si nasconde al presente. “1978” è un assaggio di Japan Suicide in versione italiana, cosa che a mio avviso li rende più interessanti e originali: la voce che sa essere racconto cantautorale e sussurro come viscerale bastione post-punk, il crescendo di ogni brano che parte nel buio e termina nello scintillio di sezioni ritmiche in fiamme, distorsioni e synth, una visione coesa e solida che prima non c’era.
Questo ep è il lato intimo di sentimenti eighties, il furore introspettivo di un giorno di pioggia, la polvere dark che si posa leggera sulle cose finché l’energia non la attira a sé. Il pezzo migliore è l’ultimo, ma l’intero lavoro merita attenzione, sperando che la band prosegua su questa strada: new wave, scoppi nervosi, passato e presente, italiano e scintillii.
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