Un cantautore formalmente impeccabile ma fuori tempo e poco originale nella sostanza.
Un disco formalmente impeccabile, un cantautore che pesca a piene mani nella tradizione americana tra ballate che spendono parole malinconiche e immagini folk che scorrono veloci fuori dal finestrino, la voce pulita e l’amorevole cura dei suoni. Eppure manca qualcosa: il guizzo, l’esperimento o l’asso da giocare per evitare di cadere nella trappola del mood d’antan, dell’essere non necessario nella sostanza pur essendo, come ho già detto, perfetto nella forma.
Da “Crossing the Infinity” che è una morbida cavalcata old style di chitarre acustiche e spazi aperti, a “Love&Psyche” che parte benissimo tra pianoforte e archi per diventare poi un duetto troppo enfatico, a “So Lost” che costeggia il pop romantico senza alcuna leggerezza, fino a “Signals” che è forse il brano con più ricerca sonora coi suoi intarsi tra strumenti ed effetti che lasciano insinuare sussurri, questo lavoro è un compito ben eseguito ma scivola lateralmente rispetto alla contemporaneità. Un volo in sicurezza, senza prendersi alcun rischio, mostra inevitabilmente i suoi limiti: troppo passato, troppe soluzioni scontate, per un ascolto che è sì gradevole ma difficile da ricordare.
---
La recensione Mental Maze di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-20 00:00:00
COMMENTI