Cesare Livrizzi e le sua canzoni di qualità. Con Marco Parente in cabina di regia.
“Storie” risale al 2007. Un esordio essenziale, e non solo per la modica quantità dei pezzi (appena tre) inseriti in scaletta. Poi, quattro anni dopo, è la volta di “Dall’altra parte del cielo”, un disco più complesso, più arrangiato, ma forse non del tutto a fuoco. Cesare Livrizzi ora ci riprova con un nuovo lavoro: “Milano non contiene amore”. E questa volta la storia è diversa. O meglio, il punto di partenza è diverso. C’è una band coi controfiocchi a sostenere il talento del cantautore di origine nissena, tenuta su dalla le sei corde di Alessandro “Asso” Stefana (Guano Padano, Vinicio Capossela e tantissimi altri), dalle tastiere di Vincenzo Vasi (Marc Ribot, Roy Paci…), dal basso di Roberto Dell’Era (Afterhours, Winstons), dal violino di Valeria Sturba. E dalla batteria di Marco Parente. Che ha l’album lo ha anche prodotto, incaricandosi altresì di rivestirne le canzoni, non senza averle prima studiate (e apprezzate) con attenzione nella loro versione originaria per voce e chitarra acustica.
Ne esce fuori un lavoro ad alta intensità emotiva, che prova a condensare l’acustico e l’elettrico, il tiro (ben espresso nella title-track) e l’intimismo (la conclusiva “Teresa e il mare”), la rabbia (“Finito il male”, l'argomento trattato è l'eutanasia) e il cazzeggio (“Single vista bagno”). Dieci episodi nati lungo il percorso Bologna/Milano, che scorrono via tra pizzichi di blues e di noise, accompagnate da chitarre desertiche, da certezze acquisite prendendo appunti dai già menzionati Afterhours se non da un cantautorato in stile Samuele Bersani (“Respira”). Brani immersi in testi belli ed emozionanti (“Da tre mesi” è forse ispirata alle parole di “Tango”, del mentore Lucio Dalla: peraltro fu il musicista bolognese a convincere il Livrizzi a scrivere i testi in lingua madre), così pieni di sfaccettature poetiche, di storie e immagini paradigmatiche di un certo modo di vivere il rapporto di coppia (“Amarsi è come fare a botte tra cani che giocano d’inverno”). Quanto basta per lasciarsi trasportare da Cesare Livrizzi, dalla sua Milano senza amore, dalla suo song-writing ispirato e di qualità.
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La recensione Milano non contiene amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-01-04 10:00:00
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