In un epoca in cui sono sempre più rari coloro che utilizzano il supporto in vinile (se si esclude, ovviamente, i dj) è singolare ritrovarsi tra le proprie mani un disco a 45 giri da 7". L'operazione appartiene certamente ad un ambito feticistico, anche in virtù del fatto che le copie sono state stampate in numero limitato (trecento) e i lati a disposizione vengono spartiti tra due gruppi. Oppure si tratta di marketing vero e proprio, nel senso che un prodotto del genere, al giorno d'oggi, equivale ad una sorta di gadget, un oggetto al pari di una maglietta, un cappellino o un poster, che serve più a fini promozionali che ad esprimere un'idea musicale.
A produrre questo split-single è l'etichetta Black Candy, molto attiva in questo 2004 e seriamente intenzionata a farsi strada tra le indies italiane. Protagonisti musicali sono due gruppi perfettamente a loro agio in questo formato nostalgico visto che essi stessi aderiscono a stili genuinamente retrò. Da un lato abbiamo i Julie's Haircut, i quali si sono fatti un nome cavalcando il revival del garage punk di fine anni '90. Dall'altro abbiamo i Judah, un gruppo agli esordi fortemente orientato al ripescaggio di umori psichedelici e new-wave. Entrambi si cimentano con lo stesso pezzo, "Man in Slow Motion" che sul lato B prende il nome di “Babe in slow motion”.
La versione dei Julie’s Haircut, quella originale, non lascia una grande impressione, in parte perché si tratta di un brano già edito, in parte perché, obiettivamente suona un po’ datato, quando non addirittura noioso, nel suo garage-rock rumorista in lento svolgimento privo di sussulti e spesso manieristico. Molto meglio fanno i Judah, i quali sembrano un incrocio tra Suicide e Doors trasportati negli anni 2000. Se questa definizione può sembrare limitativa, non lo è la loro musica che, impregnata di elettronica cupa, venata di sfumature industriali e quasi passionale nella sua meccanicità, riesce a trasmettere un feeling quasi palpabile.
Ai Julie’s Haircut va comunque riconosciuto il merito di aver pubblicato ugualmente questo disco a dispetto del confronto sfavorevole. Non so quanti altri lo avrebbero fatto.
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La recensione Man/Babe in slow motion di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-12-23 00:00:00
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