Sin dall'incipit-manifesto "La canzone di Boda", l'orizzonte musicale in cui si muove il trio bergamasco è delineato con chiarezza. In Boda c'è il garage rock dei Mudhoney e dei primi Nirvana, ci sono le staffilate chitarristiche dei Marlene Kuntz, c'è la svogliatezza urlata dei Verdena, ripresa dalla voce abrasiva di Davide Calabretti. Quando però i monolitici accordi di "Stupidamente Inverso" riprendono, filtrati attraverso suoni stoner e di chiara matrice Soundgarden, reminiscenze dei Black Sabbath, si capisce come il gruppo cerchi di rifarsi ad una storia che parte ben prima degli anni Novanta.
Se il suono del demo è abbastanza convenzionale, ed i testi non hanno guizzi particolari, si capisce che i ragazzi ci mettono una grande dose di passione ed impegno.
E' certo però che sulle ceneri del grunge e del noiserock è difficile di questi tempi costruire qualcosa di realmente interessante. Perché allora - e questa strada è in parte già intrapresa dai Boda - non provare a scavalcare il decennio sciagurato di Kurt Cobain e Billy Corgan, e non cercare ispirazione nei vecchi 'padri' de rock?
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