Il mondo allegro e ironico visto attraverso il folk di Ingrassia
Se guardassimo le cose con gli occhi del musicista forse saremmo meno sfiduciati. Il mondo non apparirebbe tanto ostile perché la musica possiede anticorpi potenti contro l’omologazione e la paura; il disco di oggi sembrerebbe un antidoto alla nostalgia universale, senza scavare troppo al di sotto delle immagini. Se assaporassimo la vita secondo le parole e le note di Jimmy Ingrassia, essa sarebbe la colonna sonora di un'allegra brigata in cerca di leggerezza. Suoni tra il folk e il pop più orecchiabile, trasformerebbero l’esistenza in refrain da cui risulta difficile liberarsi. Allora lo prescriveremmo agli amanti di Mannarino e di Silvestri, di Cristicchi e Gazzè: ascoltatori attenti che cercano musica per spazzare nuvole dal cuore.
Il disco è la foto dei nostri tempi mediatici che procedono con passi da gigante sopra le esistenze e che, senza filosofeggiare troppo, intasano i cervelli. Melodie trascinanti ereditate dal folk, la familiarità con ritmi world, l’attitudine franca al cantautorato che flirta con l’ironia, confezionano un prodotto commestibile e commerciale. L’organico è fidato e si puntella su una voce robusta, su fiati potenti e tamburi al metronomo, forte di arrangiamenti piacioni. Si parte con “Sette vite”, quelle che occorre prendere in prestito dai gatti per sopravvivere in questa giungla impazzita; si ride con “Ti lovvo” che trasforma l’amore in un sentimento finto e digitale; si discute con “Veleno” in uno spaccato di quotidiana familiarità; e si “Alza la bandiera”, in segno di protesta, contro politicanti interessati e corrotti; l’unico rimedio resta “per votarmi scrivi sì” dove ci si appella al televoto per decidere le sorti degli individui, e si continua a manifestare indignazione con “Scusa effendi”. Gli animi si distendono per un attimo in “Mentre cerco il sorriso che ho perso” e in “Libero” per poi tornare a ballare e a ridere della nostra vita così irrequieta, nervosa.
Ecco il mondo di un giovane artista in cerca di verità. Dal suo sguardo al nostro sguardo sul mondo, le cose potrebbero risultare diverse, piacerci oppure no. Ma vale sempre la pena provare a guardarle anche solo per un attimo con gli occhi di un altro, no?
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La recensione SOTTO I PIEDI DEI GIGANTI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-22 00:00:00
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