Un elogio all'eroismo della debolezza passando fra i Beatles, Syd Barrett, i Doors e i Led Zeppelin. Un album semplice che colpisce e emoziona.
Eroismo: col passare dei secoli e delle epoche questo termine ha assunto diversi significati. Da un lato, l’eroismo continua ad essere quello degli uomini coraggiosi che usano le loro straordinarie doti per il bene comune. Dall’altro, questa parola ha iniziato ad essere accostata a figure meno “eccezionali” e più terrene, ai falliti, agli alcolizzati, ai miserabili, a tutti quegli uomini con alle spalle un passato disastrato ma vissuto fino all’ultima goccia. Non solo, pure guardando gli eroi classici non siamo più interessati alle loro fantastiche gesta, ma al loro lato più umano e vulnerabile. Paradossalmente, la parola “eroismo” ha ridimensionato lo stesso concetto che esprime, trovando il lirismo nel fallimento e la poesia nell’inettitudine.
“L’Uomo Tigre Ha Fallito”, il quarto album solista di Giuliano Clerico, parte proprio da questo presupposto, muovendo però verso territori differenti. Perché se sia il titolo del disco che la copertina parlano chiaro, nei testi ci si trova di tutto e di più, tanto che ascoltando queste nove tracce si fa fatica a rintracciare le orme del concetto generale da cui prende spunto Clerico, quello della destrutturazione dell’eroismo.
Quello che però non si fa fatica a trovare è tanta bella musica. “L’Uomo Tigre Ha Fallito” è un album pieno di citazioni intelligenti ma anche di sprazzi di grande talento compositivo, in cui la musica spesso dice molto più delle parole. Nel disco non c’è traccia di né virtuosismi né di illuminazioni avveniristiche, ma soltanto di canzoni semplici e orecchiabili. Sembra che Clerico abbia deciso di rifugiarsi nella grandezza della prevedibilità, ricorrendo a stilemi musicali del passato e infischiandosene del rischio di cadere nello scontato, tanto che nello scontato non ci finisce mai.
Certo, le influenze sono evidenti: dai Led Zeppelin acustici che riecheggiano in “Cadenza”, alle beatlesiane “Soap Opera” e “Roulette Russa”, passando per i Doors (“L’Aria”) e Syd Barrett (di cui il “Valzer Degli Zombi” e “L’Uomo Tigre Ha Fallito” sembrano commemorare due diversi periodi: la prima si avvicina a “Jugband Blues” per la struttura mentre la seconda ricorda “No Good Trying” per l’attitudine). Eppure Clerico riesce sempre a fare proprie queste ispirazioni tirando fuori delle piccole perle che nella loro genuinità pesano come macigni.
Quello che colpisce è la capacità di coniugare delle sonorità tipicamente straniere con un modo di cantare che ricorda invece quello dei cantautori nostrani (si ascoltino, per esempio, “Roulette Russa” e il “Valzer Degli Zombi”). I testi, invece, non riescono sempre a risultare incisivi. Complice la psichedelia che condisce l’opera e l’utilizzo del non-sense, le parole finiscono troppo spesso per non significare veramente niente, anche se non mancano dei picchi di lirismo che regalano immagini straordinarie (“alla violenza della dolcezza, alla dolcezza della violenza”, “ignorando la morte ogni giorno e restando per strada a giocare”). “Sotto Undici Stelline” è il pezzo che chiude l’album ed è una canzone che spezza le ossa una ad una grazie alle sue atmosfere intime e sacre allo stesso tempo e ad un toccante assolo di chitarra.
Per il resto, qui dentro c’è più o meno tutto. Se vi aspettate di trovarci le fantastiche gesta di uno straordinario eroe, probabilmente questo disco non fa per voi. Ma se volete assaporare la poesia della semplicità, allora non esitate a premere il tasto play.
---
La recensione L'UOMO TIGRE HA FALLITO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-21 00:00:00
COMMENTI