A guardare le statistische, Davide Di Leo risulta essere, rispetto ai suoi compagni di viaggio, il più prolifico in fatto di dischi solisti. Pubblica infatti il suo primo lavoro nel 2004 (sotto lo pseudonimo Iconoclash), ma l'esordio vero e proprio come Boosta è di fatto questo album pubblicato a fine 2016. Album che avrei saltato a pié pari se non fossi rimasto incuriosito dalla visione, del tutto casuale, del video di "Come la neve", il secondo singolo di questo disco.
Superati quindi i pregiudizi iniziali, legati più che altro alle prove (a dir bene) sbiadite degli ultimi Subsonica, non rimaneva che approcciarsi all'opera nel suo insieme, perché, dopo tutto, conservo ancora buoni ricordi del disco a cui accennavo più sopra. Rispetto ad allora, stavolta ci sono canzoni inedite e non reprise di brani storici degli anni '80, per cui la sfida è certamente più ardua rispetto al passato e a tanti altri progetti paralleli che lo hanno visto impegnato come co-protagonista negli ultimi 3 lustri. E, devo ammettere, non mi aspettavo un simile risultato, riuscendo Boosta a tenere insieme 10 diversi featuring con classe e nonchalance. Anzi, a voler essere maligni, qui dentro ci sono canzoni che avrebbero risollevato le sorti artistiche degli ultimi episodi firmati dal gruppo madre - e verrebbe da chiedersi come mai qualcosa non sia finito in quei solchi.
Ad ogni modo, bando alle congetture e prendiamo "La stanza intelligente" così com'è, ovvero una raccolta di brani dal taglio prettamente pop con una cura maniacale sui suoni e sulla produzione. Ovviamente c'era da aspettarsi un lavoro accurato dietro la consolle, mentre non immaginavamo una tale riuscita delle canzoni in sé e per sé. Ad esempio, potevamo supporre che Cosmo funzionasse egregiamente in questo contesto (d'altronde è nella sua comfort-zone quando interpreta "Mezzo uomo"), mentre mai ci saremmo aspettati un Nek così convincente in "Sulla strada" o un Mengoni tutt'altro che scontato rispetto al suo personaggio quando presta la sua voce in "All'altare". Lodi anche per Giuliano Palma, che su "Santa Kaos" torna ai fasti dei Casino Royale, e a Diodato, mattatore nella radioheadiana "Quello che vuoi". Piace persino Boosta quando è lui stesso dietro il microfono (nell'iniziale "1993" così come nella conclusiva "Tutto bene", 2 ballate electro), ma il capolavoro del disco rimane appunto quel singolo menzionato qualche riga fa (co-protagonista Luca Carboni), un insospettabile colpo al cuore per i nostalgici dei C.S.I., perché rimanda in pieno a quel sound made by Canali/Zamboni/Ferretti/Magnelli.
Appena un gradino sotto tutti gli altri pezzi (con i featuring di Briga, Raf, Malika Ayane ed Enrico Ruggeri), ma parliamo davvero di quisquiglie, trattandosi di tracce godibilissime e sulle quali pende più che altro il giudizio filtrato dal gusto personale. C'è comunque del buono in questo disco, inaspettatamente e non di poco conto. Vedi che a non fidarsi dei pregiudizi è sempre cosa buona e giusta?
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