A volte dovrebbero essere poche le parole per raccontare la musica. E dire "bello" a questo nuovo lavoro dei Tetes de Bois è forse il modo migliore per spiegarlo. Perchè quando le emozioni aumentano e si accumulano, la semplicità diventa il contenitore ideale. La band romana prosegue un percorso che parte da lontano e che continua ad aggiungere tasselli di ispirazione ad uno dei pochi progetti italiani in grado di costruirsi un mondo autonomo nella canzone d'autore. Con coerenza creativa ed intrasigente buon senso per oltre un decennio. "Pace e male" non è un disco folgorante. Non è un disco che stupisce. Non è un disco che lascia senza fiato. Ma è un disco che resta. Ascolto dopo ascolto. Lasciando che sia l'intensità della scrittura a far breccia e costruire un legante unico tra ascoltatore e canzone. Due CD. Uno vero e uno surreale. Da una parte quelle canzoni con il marchio di fabbrica. Dall'altra un'escursione visionaria attraverso campionamenti, interviste d'epoca, sketches radiotelevisivi, deliri e pasticci elettronici. Un doppio ascolto, talvolta dicotomico, che affianca la sublime profondità cantautorale dei Tetes de Bois ad una nuova vena di ironia e leggerezza.
Con gli ospiti contenuti si potrebbe fare una squadra di calcio: Daniele Silvestri, Paolo Rossi, Mauro Pagani, Antonello Salis, Gianni Mura, Ugolino, Marco Paolini, Arnoldo Foà. Ognuno partecipe a modo proprio, per regalare variazioni cromatiche e deviazioni ambientali ad un paesaggio occupato dalla voce di un Andrea Satta sempre in simbiosi con la Parola, ma ora più imprevedibile. I Tetes de Bois dimostrano ancora una volta come musica e letteratura abbiano il dono di completarsi, riuscendo a catturare il battito cantautorale della tradizione italiana (De Andrè, Paolo Conte) e francese (Leo Ferrè), per trasportarlo in una dimensione strumentale fatta di pulsazioni acustiche, soffi armonici, melodie leggere e frizioni ritmiche. Un piccolo universo sonoro regolato dalla raffinatezza poetica, ma capace di aprirsi anche alla semplicità di una melodia da canticchiare. Folk, pop, jazz e rock ad alternarsi senza scontrarsi. Amore, dolore, politica, ideologie e quotidianità a rubarsi la scena tematica.
Una formazione con l'unico difetto di essere troppo legata a sé. Talvolta troppo compiaciuta della propria bravura e dell'incapacità ad essere superficiale. Stavolta però la soglia di accesso è decisamente più ampia, nonostante il materiale sia davvero vasto (28 tracce) e richieda pazienza e grande cura.
Se non li conoscete è un buon modo per avvicinarvi. Se già li apprezzate, il disco dovreste già averlo, altrimenti smettetela di star qui a leggere e andate a comprarlo.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.