Una Giornata Infausta. Non è quello che ci ritroviamo a dire tutti quanti al lunedì mattina, quando ci sediamo alla scrivania per cominciare una nuova settimana di lavoro, magari noioso e ripetitivo. O meglio: lo è, ma non in questo caso. Il quintetto di Pescara - dal nome che ispira le vicende narrate da Lemony Snicket - esordisce con un primo lavoro discografico self titled, registrato alla Grammaofono alla Nitro.
Cinque tracce senza particolare infamia e senza lode, con sonorità che spaziano abilmente dal pianobar di periferia al rock psichedelico anni ’70, con buone chitarre, ma terribili suoni di pianoforte e ancor peggiori synth pad. Non si può certo dire che i Una Giornata Infausta siano degli innovatori, questo è poco ma sicuro. Neanche i testi riescono a emergere, annegati come sono da linee vocali tutte uguali e da una voce incerta, che a momenti sembra fare il verso a Mauro Ermanno Giovanardi. In definitiva, "Una Giornata Infausta" sembra essere nato un po’ frettolosamente, con suoni poco curati e brani che forse andavano rodati ancora un po’.
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