I Plan de Fuga ci propongono un'apocalisse dei sentimenti che attraversa terreni fertili e li vede marcire.
"Fase Due", ovvero lo step successivo. I Plan de Fuga, passato poco più di un anno da "Fase Uno", ci propongono un nuovo scenario, è un'apocalisse dei sentimenti che attraversa terreni fertili e li vede marcire.
Sei tracce che producono tuoni, rimbombi ascendenti di rabbia. "Mi ucciderai" apre l'album con l'urlo contro un amore roseo di cui sono rimaste solo le spine. Questo brano le conta una per una, non rimane che la supplica "condannami a quello che sei". Il disco si evolve poi su piani sempre più nichilisti.
"Come vuoi che sia" è la prefigurazione di un percorso in discesa in cui non riusciamo a riprendere quota. Ci rimangono solo le corde della nostra voce per tentare di risalire. C'è la mancanza che riempie gli spazi del quotidiano: "con quello che non c'è ci costruiremo la città. "
L'unica soluzione e plan de fuga è "Alzare la marea", il brano più immaginifico di "Fase Due": assumersi la libertà di sconvolgere i mari dove nuotano i soliti pesci e vivere nei suoi vortici.
"Fase Due" si muove inoltre nella coscienza di ognuno, nel preciso momento in cui si perde l'illusione. Ci si trova a dover fare i conti con la realtà e tutto sembra più complesso, irraggiungibile. Subentra allora il delirio della rabbia, della sfida, dell'irrazionalità: "affronta il branco, gestisci il danno, ascolta un pazzo, aspetta il segno, aumenta il passo, sconfiggi il mostro, riavvia il processo, distruggi tutto." Come un'automa dotato di meccanismi connessi, ma sempre più sconnessi dalla realtà che ci ha ferito. È un delirio che sfocia in "Distruggi tutto", un crescendo di consapevolezza e stimoli inconsci che ci portano a quella risoluzione, per una consequenzialità che sembra logica, ma non ha nulla di logico.
Passata la rabbia qualcosa è cambiato? La voce si abbassa e si fa meno graffiante. La quiete si ripristina in chiusura con l'unico brano inglese dell'album, "Change it", un messaggio che travalica i confini coinvolgendo tutti. È una quiete solo apparente che lascia spazio alla rassegnazione, ovvero la vera morte e presa di coscienza che nulla ci rimane e ritorniamo al nulla. Abbiamo combattuto per il fuoco che ardeva in noi rendendoci vivi, ma ora la fiamma si è spenta. Nulla è cambiato.
"Fase Due" conserva il sound energico, la taratura pop-rock e le chitarre incalzanti dell'album precedente, offrendo in chiusura la quadratura del cerchio proprio con "Change It".
A voler trovare il proverbiale pelo nell'uovo, nei primi cinque brani le linee sono un po' troppo dritte, mentre ci si sarebbe aspettati una deviazione su sound ed emozioni più diversificate. Un sali e scendi che sconvolgesse gli ordini incanalandosi in direzioni diverse: raggiungere l'inferno attraverso tagli trasversali e non solo verticali.
Nel complesso tuttavia "Fase Due" riesce bene e coinvolge l'ascoltatore in una caduta libera dove solo la voce, un piano, una chitarra e una batteria possono attutire il colpo.
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La recensione PLAN DE FUGA - Fase Due di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-27 00:00:00
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