Se il 2003 è stato l’anno dei Carnivorous Vagina, la mia personale “scoperta” di quest’anno si chiama Stake of God. Non preoccupatevi se non li avete mai sentiti nominare, non è certo il tipico gruppo che passa su MTV. Io stesso ne so molto poco. So solo che sono una coppia di sporcaccioni sardi e che hanno registrato uno dei cd più spassosi che mi sia capitato di sentire da lungo tempo. Sommariamente si inseriscono nel calderone del black-metal, ma hanno una cifra stilistica abbastanza personale e, anche solo per utilizzare una strumentazione di basso, voce e batteria elettronica, si discostano dal consueto gruppo metal. Per definire la loro musica oserei avanzare una sigla quale porno-brutal-garage-grind-wave-core un genere che vale la pena analizzare in ogni sua parte.
Che siano pornografici lo si evince dalle foto di un booklet che definire esplicito è un puro eufemismo e dai sospiri che sono percepibili in sottofondo per tutta la durata del cd. Di brutale c’è soprattutto la voce, poco più (o poco meno) dell’eco distorto di un conato nei meandri di uno scarico fognario. Garage è l’attitudine fai-da-te, un suono rancido e una fedeltà talmente bassa da rasentare l’infimo. Grind è l’impostazione generale, sia per quanto riguarda i giri di accordi sia per i ritmi parossistici. Sarà poi una mia impressione ma io ci ho sentito anche echi di new-wave, forse a causa del fatto che manchi la chitarra, o forse per gli effetti del basso che rimandano a certe sonorità anni ’80. Core perché qualsiasi cosa sia vira decisamente verso l’estremo.
Per finire vorrei proporre una sorta di sondaggio. Se durante l’ascolto di un cd vi capitasse improvvisamente di sentire un canto gregoriano e una voce che pronuncia la seguente frase: “Sopra la panca il ca**o campa, sotto la panca Cristo crepa”, cosa fareste?
a) spegnereste l’impianto disgustati da tanto cattivo gusto.
b) vi rotolereste sul pavimento dalle risate.
c) chiamereste i carabinieri per denunciare gli autori del reato di blasfemia.
Lo so che non è bello e che non si dovrebbe dire, ma io ho scelto la b). Ho la scusante che non me l’aspettavo. Voi, invece, sapete bene a cosa andate incontro e se invece del bene scegliete il male lo fate secondo la vostra coscienza.
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La recensione And you… still shall suck di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-01-03 00:00:00
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