Un disco che chiede di essere amato, e grazie alle ottime canzoni dei Jumping The Shark, ci riesce
“Non importa a nessuno” recita il ritornello di “Dimmi quando verrai a casa”, traccia d’apertura di “Amami”, terzo album dei Jumping the Shark. Questo però non è un lavoro destinato a non importare a nessuno, o di certo non è il destino che merita. “Amami” è un album poliedrico, maturo, curato nei particolari e dannatamente diretto che rappresenta una bella sorpresa per l’inizio di questo 2017. Il duo pesarese attraverso un’impostazione chitarra e batteria che riesce ad ottenere, almeno in studio, un impatto sonoro alla Bud Spencer Blues Explosinon, ha delineato in dieci tracce un percorso di formazione in quello che è il mondo, probabilmente, più vicino al lettore di Rockit: una disincantata e cinica ma comunque dolce visione della vita, da parte di chi ha ormai alle spalle il proprio passato teen e che si ritrova ad affrontare il mondo reale. Davvero interessante è la scelta del titolo dell’album, che assume un significato luminoso solo dopo l’ascolto di tutte le tracce.
Già dai primi tre pezzi si possono individuare le principali influenze che hanno contribuito a plasmare “Amami”. Nonostante ciò, ogni canzone ha il pregio di non risultare mai prevedibile e imitativa. Al massimo citazionale. Frammenti di “...Like Clockwork” dei Queens of the Stone Age sono sparsi per tutto l’album, che insieme a “AM” degli Arctic Monkeys, rappresenta l’opera da cui i Jumping the Shark hanno probabilmente tratto maggior ispirazione. Ed è proprio figlio di “AM” uno dei pezzi più forti dell’album: “Vera Show”, una sorta di versione pesarese di “Why'd You Only Call Me When You're High?”. Meritevoli di una citazione sono anche la traccia d’apertura “Dimmi quando verrai a casa” e “F.F.I.C.R” che si inseriscono a pieno diritto nella categoria “play it loud”.
“Amami” sembra essere un lavoro ben riuscito, sotto ogni suo aspetto, dal suono della chitarra ai testi, cantati attraverso linee vocali che astutamente sanno avvicinarsi a sonorità pop solo teoricamente lontane dalla natura del duo. Sia però chiaro, sebbene questo sia un prodotto decisamente maturo, può comunque emergere una sensazione di acerbità, in particolare in alcuni pezzi che forse non sono ancora totalmente a fuoco (“Shining” o “Scomparire”), soprattutto per l’ascoltatore meno affine al genere proposto dai Jumping the Shark, che però troverà infine un modo per amare “Amami” lo stesso.
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La recensione Amami di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-01-23 10:00:00
COMMENTI (1)
Bene bene molto bene