Profondo Sud Italia, Lecce, Quartiere Ferrovia, limbo a due passi sia del centro storico sia dai binari della stazione: immigrati, prostitute, parcheggiatori abusivi, spacciatori, degrado, siringhe sui marciapiedi e strade che la notte vivono un’eterna atmosfera di decadenza anni ’80 che sembra, più che indelebile, proprio incrostata.
Nascono in questo contesto, sguazzandoci con gran gusto e divertimento, i Bravata, trio guidato dalla mente-voce-chitarra di Sergio Chiari, già boss dell’etichetta White Zoo Records, che da una decina di anni produce alcune delle più interessanti realtà del panorama punk e rock’n’roll underground italiano e non solo.
Il loro 45 giri d’esordio, fresco di pubblicazione, presenta le due facce della band e del contesto da cui trae linfa ed ispirazione: la violenza e la depravazione. Il lato A presenta “Bravata”, punk rock in pieno stile 1976 newyorkese: cattiveria, strafottenza, blues metropolitano marcio e scarnificato ed un ritornello urlato che resta appiccicato in mente come un chewing-gum tra i capelli.
Ma è Il lato b, “The South They All Ignore”, il vero gioiellino di questa produzione: un languido glam rock che chiama stilisticamente a raccolta Lou Reed, Marc Bolan, Iggy Pop e Johnny Thunders e decanta, appunto, non quel Salento-sole-mare-vento da cartolina, ma quello della vita reale, abbandonato a se stesso ed in rovina, i bassifondi, la lascività, le ombre dietro gli angoli delle vie di quartiere e lo squallore in cui ci si può imbattere: “It's not a state of mind, it's the future of mankind”.
Boom! Prima pallottola andata a segno per i Bravata, attendiamo il prossimo colpo dalla loro cartuccera.
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