Molto più melodico del solito, le metriche serrate fanno spazio a una serie di storie capaci d'intrattenere quanto di interessare.
Dopo nove mesi dall'annuncio, Achille Lauro pubblica "Ragazzi Madre", secondo disco ufficiale, che mostra un orientamento preciso rispetto al primo "Dio c'è". Interamente prodotto da Boss Doms, "Ragazzi Madre" è qualcosa di completamente estraneo alla cassa e rullante di sempre e ha ben poco da spartire con la "nuova scena trap" a cui si fa continuamente riferimento.
Ancora una volta, quindi, Achille è stato capace di proporre qualcosa di diverso dal lavoro precedente. Molto più melodico e cantato, con dei testi più centrati contenutisticamente: la strada e l'arte dell'arrangio sono inquadrati qui in un senso ben più totalizzante che in "Dio c'è". Infatti, se nel precedente disco lo storytelling si faceva a tratti autobiografico, si avverte qui un bisogno diverso: quello di rappresentare il quartiere, il blocco e la comunità che vive al suo interno. Un racconto che, a differenza di quello di molti colleghi, è ben più credibile. Non solo per l'abbondanza di dettagli, ma anche per la scrittura più efficace; mai viene a mancare la componente sborona, tamarra e coatta che il rap-game richiede, ma c'è sempre una certa consapevolezza nel descrivere le medesime situazioni che altri provano a raccontare senza lo stesso carisma.
Sin dai francesismi di "Teatro & Cinema", Achille Lauro, quello che al collo c'ha il Pantheon, il deserto dei Tartari nella giacca e al polso il Big Ben, racconta scene di spaccio e omicidi con un linguaggio che ha del colloquiale. I suoi amici sono tutti schedati, tutti peggio di lui, avviluppati in quel mondo che adesso lui può limitarsi a descrivere. C'è spazio per l'amico che «ti vende una moto / Ti sorride, ti ringrazia e poi si tiene il doppio delle chiavi» ma anche per sbeffeggiare gli altri rapper a cui fa «quaraquaqua», gli stessi che in "Coca Cola Light" nascondono l'oro quando passano per il quartiere in cui Achille ha vissuto. Nonostante l'ironia, in "Barabba II" la scrittura ritorna autobiografica, e ci racconta il downside di una vita fatta d'eccessi. A fare questa vita, si vive veloci e si muore. Tutto ciò che Achille vorrebbe è rilassarsi con i pochi amici rimasti, dopo tutta la strada fatta. Tema che, seppur nella sua apparente banalità, chiude il disco acquisendo un valore del tutto nuovo: c'è sì la droga, la morte, la martellante disillusione che storie del genere portano con sé, ma c'è anche il bisogno di calmarsi, fare altro, andare lontano. Un ritratto eterogeneo che dà spessore all'intero progetto.
Il vissuto del rapper capitolino, l'intuitività di certi ritornelli e il giusto alternarsi tra rappato (questa volta meno più serrato del solito) e cantato (molto più presente tra continui ritornelli e bridge) sono gli ingredienti principali di questo "Ragazzi Madre". Complici le produzioni mai banali, capaci di sottolineare l'affiatamento tra Achille e Boss Doms, il disco difficilmente annoia e, anzi, scorre liscio per l'intera durata. La struttura narrativa che sorregge il disco (ben chiara nei prequel di "CCL" e "Ragazzi Madre"), unita all'ironia, al grottesco, alla sincerità con cui le situazioni vengono descritte rendono sempre interessante ciò che viene detto, nonostante la ripetitività dei contenuti. L'unicità nello stile e nel suono rendono Achille Lauro un prodotto unico all'interno del panorama rap italiano.
---
La recensione Ragazzi Madre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-21 00:00:00
COMMENTI