Un disco, questo dei Flexy Mind, a tradizione britpop
Da un coro all’unisono nell’intro, i Flexy Mind amanti del britpop, aprono l’ep "Gimme a Break" andando a braccetto con il medesimo spirto scazzato e ribelle ma pieno di rivincita del primo Noel Gallagher. Meno schiacciata dalle influenze britanniche, “Feel This Way” rispetto ad “Understand” più simile alla “Alright” dei Cast, evidenzia soprattutto la forza vocale in stile Dave Grohl, dove il muro di chitarra nell’arrangiamento del pezzo fa il resto, in controtendenza alla seconda canzone, più levigata da assoli e cori e da una stesura migliore del brano stesso.
Attorno al riff originale di “Pretty Drunk” prende vita un ritmo più interessante e un sound meno prevedibile, facendo così da intermezzo e una progressiva crescita di qualità dell’ep, questa volta grazie alle reminiscenze degli Who nel pezzo di “Tonight".
“Back to the Day” riprende in modo più netto gli albori del genere grazie ai ricami chitarristici di Squire, alla batteria tribale di Reni e soprattutto il cantato sognante di Ian Brown.
Una chiosa definitiva per la band piemontese, la quale portando in dote la psichedelia degli Stone Roses, rispetto all’esordio del disco, sposta l’attenzione su basi musicali più specifiche, guadagnandone paradossalmente in appeal e interesse, rispetto alle prime tracce, che suggerirebbero altrimenti un ascolto più facile, ma per certi versi più logoro e meno magnetico.
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La recensione Gimme a Break di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-02-17 00:00:00
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