L'amore delle canzoni pop messo in un frullatore con tutta la merda che c'è sull'Internet, per ri-evangelizzare l'umanità
"Piglio la testa, gliela sego a metà". Pop-X è riuscito nel suo intento di frantumare l'uccello il cervello a chi sta cercando di appuntarsi le frasi per trovare nel suo degenero il senso di tutte le cose. Sembra che "Lesbianitj" ci stia guidando nelle luci del cammino alla reconquista della spavalderia sessuale. E uso a sorpresa questo aggettivo, sessuale, non solo per scimmiottare quello che succede nei testi di Pop-X, ma proprio perché ormai in Pop-X tutto funziona così, e non solo in Pop-X.
È come se ci fosse una sublimazione al contrario. Se la sublimazione freudiana è, in soldonissimi, quella cosa che porterebbe gli uomini a nascondere il desiderio sessuale dentro ad altre espressioni socioculturali (lavoro, arte, religione), la sublimazione pop-xiana è quella cosa che porta ogni tipo di discorso umano sul piano sfacciatamente sessuale. Come fanno i ragazzini di terza media negli spogliatoi, no? Che magari sei innamorato di una dell'altra classe ma parli solo di tette e culi perché parlare di sentimenti è troppo da finocchio. Anche per Pop-X i sentimenti sono qualcosa di gay. E allora sì sono un frocio, ma non solo un frocio, sono un frocio perso, senza coordinate, annientato dall'incompresione continua, ché io non capisco la gente e la gente non capisce me. "Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole", direbbe Un Matto.
"Lesbianitj" rappresenta un punto in più nell'intricato percorso artistico di Pop-X. Il nostro, dopo essersi del tutto trasformato nel matto che raccontava nel 2012, dopo essersi guardato allo specchio e aver visto uno straccio di pagliaccio sotto a uno dei progetti musicali e performativi più interessanti d'Italia, è arrivato a parlare sistematicamente di società. Sembra strano, ma in "Lesbianitj" c'è anche una grossa componente di rappresentazione della realtà circostante. Adesso che ha provato tutto, che ha decostruito totalmente la liricità e la forma della canzone italiana, ora che ha scopato lo scopabile, Pop-X ha a che fare con il nostro presente.
Una volta l'immaginario dei brani di Pop-X era una sorta di mondo dopo il futuro, in cui regnava una strana tecnologia sporcata di occulto, un po' come sognavano alcuni intellettuali russi del cosmismo. In questo mondo lui assomigliava a una sorta di robot che cominciava ad avere emozioni umane e a provare nostalgia per il mondo passato (il nostro presente). Poi è iniziata la svolta "frocia" e Pop-X si è messo a cantare solo di sentimenti, estenuati e stuprati, ma sempre sentimenti. Praticamente da robot è diventato umano e sembra che l'obbiettivo finale sia abbandonarsi totalmente all'istinto e tornare animale. In questo processo si può affermare che ci sia stato anche un ritorno al presente delle canzoni di Pop-X, che in "Lesbianitj" parlano anche inaspettatamente di attualità.
Attenzione: non vorrei forzare le cose, il suo modo di esprimersi resta pienamente il suo, sempre arroccato (nel bene e nel male) a un livello di espressione che è fatto per essere esclusivo, troppo suo, solipsisitco ed egoista forse, ma volontariamente. In "Lesbianitj" la musica torna pienamente alle tarantelle, ai balli di gruppo, ai canti popolari, a una malatissima balera a 8bit e nell'angolo un rapper ubriaco che grida, portandoci senza consenso in 40 minuti ininterrotti di TeleRomania. Le parole perdono definitivamente programmaticità fino a poter essere benissimo riprodotte al contrario senza cambiare il (presunto) senso.
Eppure lui lo dichiara subito che ha voglia anche di descrivere i nostri tempi; piazza una frase che è talmente sbandierata da sembrare quasi una presa in giro a quelli che se ne accorgono: "I tempi odierni, sinonimo di inferni". Sembra che Pop-X stia camminando per le strade delle nostre città, stralunato, ancora storidito dal suo viaggio nello spaziotempo e incazzato con qualsiasi "Pubblicità" che vede, per farci capire che la civilità occidentale sta per finire, il consumo è arrivato al limite del limite e non esistono più nemmeno imitazioni di punti di riferimento: il mondo sta per diventare una lunghissima trafilata di video musicali orrendi in arabo. Siamo tutti froci persi, di fatto, e lui lo sa bene, viene dal futuro.
In questo cammino di ri-evangelizzazione dell'umanità, Pop-X sembra proporre come strada maestra la riscoperta di una delle poche cose ancora animali nell'uomo: l'amore. Solo che si accorge che l'amore è qualcosa che nessuno ha bene idea di cosa sia, ma che tutte le canzoni ne parlano, portandoci alla nausea. Di conseguenza si innesca ancora il processo di sublimazione al contrario e "Lesbianitj" è anche questo: l'amore delle canzoni pop messo in un frullatore con tutta la merda che c'è sull'Internet e qualche persona vera che distrattamente ci è finita dentro.
Alla fine però nulla ha davvero consistenza nel degenero di "Lesbianitj", e ogni picco di poesia esplosa è fatto per parlare, in fondo, di un fallimento: "Domani sarai tu / l'amore che ci spezza il cuore / no, non lo troverai". Forse non ha più senso fermarsi con nessuno ormai, la missione deve andare avanti, tutto deve consumarsi e tornare ai primordi.
Pop-X e i suoi del resto sono "Preti" del Nulla, e mentre "nel mondo regna la follia", di fronte a "una possibile guerra" cercano "una ragione per esplodere in pace", "il punto del mondo da cui posso partire" senza credere mai a niente, o, forse, non avendo mai veramente smesso di credere in tutto.
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La recensione LESBIANITJ di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-28 00:00:00
COMMENTI (1)
È'un disco pazzesco dai mille livelli di lettura! Un'enciclopedia appiccicosa e corrotta che a me fa molto Suicide del trentino