L'ennesimo disco limpido, onesto, impegnato, degli Assalti Frontali
Gli Assalti Frontali hanno da poco superato i venticinque anni di attività, di cui dieci con la stessa formazione, e "Mille gruppi avanzano" s'inserisce perfettamente all'interno del repertorio del gruppo capitolino con gli stessi pregi e difetti degli altri lavori.
Esattamente come per ogni disco del gruppo, infatti, non c'è da aspettarsi niente di diverso dalla metrica ben scandita a cui siamo abituati; la scrittura, sempre politicizzata, non possiamo dire che sia sempre centrata. Militant A propone una serie di immagini semplici che, gira e rigira, vertono sempre attorno allo stesso principio: luce contro buio, rose contro il cemento, bello contro brutto, noi contro loro; un "loro" a cui sono imputabili tutte le storture contro cui bisogna militare, seppur in modo a volte poco precisa. Il ground di credenze su cui il gruppo si muove è tipico di una sinistra radicale che lotta contro i palazzinari ("Noi cantiamo il nostro sogno a ogni concerto / Palazzinari bari uscite allo scoperto / Questi quartieri hanno già tanto sofferto / Vogliamo il lago aperto, il parco aperto" da "Il lago aperto"); che si oppone alla svendita del territorio ("Spiaggia libera"); che parla delle morti sul lavoro ("Asbesto"); che cerca in qualche modo di educare e rendere partecipativa la propria musica ("Il rap della costituzione").
Merito del disco è affrontare temi particolarmente delicati come quello del lavoro in Italia, soprattutto dopo le parole di Poletti, attuale ministro del lavoro e portarli all'attenzione di tutti. In questo senso, ben riuscito è "Asbesto", tra i brani che concludono il disco e racconta dell'amianto dei capannoni, delle morti che questo ha causato.
Nonostante questo, il lavoro non è esente da difetti: difendere il diritto alla scuola è sacrosanto ("Faremo scuola"), ma veramente l'unico modo per farlo è parlare di "liceo delle emozioni"? Non sarebbe più corretto parlare di investimenti sulla ricerca, della bellezza della cultura? Sentire parlare di "casta" nella scuola e de "i Malavoglia [...] tolgono la voglia" sa di populismo, e non si addice alle intenzioni di un gruppo con una storia simile.
A volte, insomma, pare che l'apporoccio alla scrittura sia quasi ferale, là dove dovrebbe essere più ragionato, capace di comunicare.
Bonnot si conferma un produttore maturo, dal suono ben riconoscibile, grazie alle atmosfere di "H. 15.00 Corteo" o "Io sono con te", nonostante qualche sintetizzatore non particolarmente convincente nei primi brani. Toccante la produzione di "Questo è uno spazio aperto", che si apre con un canto d'amore romeno struggente che ben si sposa con il testo, tra i più riusciti del disco: di "restare umani" scriveva anche Arrigoni ed è proprio questo a mettere in luce le buoni intenzioni con il quale il gruppo si approccia alla musica e al fare politica.
In conclusione, nonostante siano come sempre ottimi i propositi, non si può dire che lo svolgimento sia sempre azzeccatissimo. Certamente, dopo tanti anni carriera (e che carriera) qualche pecca gli si perdona. "Mille gruppi avanzano" è infatti un disco limpido, onesto, impegnato.
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La recensione Mille gruppi avanzano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-04-10 09:00:00
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